PISA. Confesercenti si mobilita per far includere nel Decreto Ristori il maggior numero possibile di categorie penalizzate, quindi non solo bar e ristoranti, ma anche tutti quei settori in ginocchio, seppur non coinvolti direttamente da restrizioni.
“Le aziende di trasporto non legate agli autonoleggi, pensiamo ad esempio a quelle che svolgevano attività all’interno del Parco di San Rossore o quelle che si occupano di navigazione fluviale, quelle che riforniscono gli hotel, abbigliamento, fino agli ambulanti legati alle fiere, sono state completamente dimenticate dal Decreto Ristori. Sono danneggiate indirettamente ma molto pesantemente alla pari delle attività soggette a nuove restrizioni”.
Confesercenti Toscana Nord pronta ad una nuova mobilitazione per modificare non solo il Dpcm per gli orari di chiusura dei pubblici esercizi, ma anche il Decreto Ristori che ha dimenticato molte attività che rischiano tra poche settimane di fallire.
“Purtroppo altri settori subiscono l’effetto negativo del Dpcm anche se non citati direttamente nel provvedimento – si legge nella nota dell’associazione -. La restrizione alla mobilità è un duro colpo per tutta la filiera turistica, da ncc e bus turistici ad agenzie di viaggio, guide ed accompagnatori, animatori, fino alle attività ricettive alberghiere ed extra alberghiere. Anche il commercio in sede fissa e su aree pubbliche inevitabilmente, risentirà del calo dei consumi che seguirà i limiti alla socialità. Alcuni comparti in particolare – come i fioristi, la moda, parrucchieri e servizi estetici – saranno inoltre ulteriormente danneggiati dallo stop a cerimonie ed eventi”.
Confesercenti Toscana Nord si sofferma su alcune categorie che, di fatto, non lavorano più per non essendo direttamente coinvolte dalle restrizioni. “Una situazione analoga si realizza con riferimento agli operatori intermediari(appartenenti alla categoria degli agenti e rappresentanti di commercio e del commercio all’ingrosso) e del settore Ho.Re.Ca. (Hotel, Restaurant, Catering) le cui attività sono limitate in modo rilevante dalla sospensione dei servizi della ristorazione cui essi si relazionano contrattualmente (ristoranti, bar, locali serali, catering) e che, non essendo la specifica figura professionale inquadrabile sotto specifici codici Ateco, rischiano anch’essi di perdere il giusto diritto al contributo a fondo perduto”.
La conclusione. “Vogliamo tutelare tutte le attività commerciali, non solo i pubblici esercizi che adesso sono sotto i riflettori. Il diritto sacrosanto al lavoro vale per tutti e per garantire il quale le nostre strutture si impegneranno al massimo in sede di conversione del decreto con l’obiettivo di includere il maggior numero possibile di categorie penalizzate.“