PONTEDERA. Questa mattina, secondo le misure consentite dalle normative in anti-covid, si è svolta la commemorazione delle vittime dei bombardamenti di Pontedera avvenuti tra il 18 e il 21 gennaio 1944
Di seguito uno stralcio dell’intervento di Matteo Franconi Sindaco, presente alla commemorazione di questa mattina.
“L’emergenza pandemica quest’anno rende la commemorazione dei tragici bombardamenti di Pontedera avvenuti tra il 18 e il 21 gennaio 1944 solo diversa nella forma ma non meno importante per lo spirito con cui la viviamo .
La nostra città, importante polo industriale militare fu colpita duramente dai bombardamenti americani. Bombardamenti effettuati da alta quota per evitare che la contraerea colpisse gli aerei. E purtroppo allora, come oggi, non furono affatto “chirurgici” e insieme alle fabbriche non mancarono di colpire città e abitazioni civili. Accadde a Pontedera e accadde nella vicina Pisa dove il quartiere della stazione fu completamente raso al suolo.
A Pontedera persero la vita 130 cittadini di ogni età, donne, anziani, bambini.
Molti di loro si erano rifugiati nella zona dell’Orto del Rosati, allora una vasta zona all’aperto, rifugio naturale in tempo di guerra della popolazione.
Le bombe fecero in un sol colpo 97 morti, di ogni età: una strage. Una ferita di cui ancora oggi conserviamo la memoria.
Tanti testimoni l’hanno tramandata. Molti hanno scritto e rievocato quei drammatici giorni del passaggio del fronte. A loro va il nostro ringraziamento. Attraverso i loro occhi e le loro parole riusciamo a immaginare quale dramma attraversò la nostra città.
Con loro ricordiamo i 370 morti e i 1200 feriti che la città contò alla fine della guerra su una popolazione che allora non raggiungeva i 20 mila abitanti. In città più della metà delle abitazioni furono distrutte o danneggiate, cosi come anche scuole e fabbriche. Quel folle conflitto voluto dal nazifascismo e dalla dittatura è costato carissimo a Pontedera, all’Italia, al mondo intero. Le industrie del nostro territorio erano un obiettivo sensibile e strategico. Quelle fabbriche che avevano contribuito a dare benessere e ricchezza al territorio ora rappresentavano l’obiettivo mortale delle bombe.
Vogliamo ricordare, come facciamo con inalterato impegno, quei momenti e quella tragedia perché non vogliamo si ripeta mai più una guerra che rappresenta in ogni circostanza la vera sconfitta dell’umanità, di tutta l’umanità.
La storia deve essere maestra di vita e noi dobbiamo trarre insegnamento da quello che è accaduto. Abbiamo il dovere di ricordare e di coltivare, come facciamo questa mattina, l’esercizio della memoria. Il ricordo ed il dolore dei nostri caduti deve esserci di stimolo quotidiano per indirizzare ogni singolo sforzo nella costruzione di un futuro di convivenza, di progresso e di pace.
Soprattutto in questi tempi di emergenza sanitaria mondiale riusciamo a capire l’importanza della collaborazione costruttiva tra le genti e le nazioni della terra nonché il significato profondo che emerge dagli appelli e dalle parole di Papa Francesco in merito al bisogno di una fratellanza nuova, all’uso della parola “NOI” che deve sempre esser più importante dell'”IO”.
Nessuno si salva mai da solo ed è per questo che coltivare la memoria tragica di eventi come quelli che hanno interessato Pontedera nel 1944 ci aiutano, sempre, a considerare la guerra, e la morte che sempre essa porta con sé, il primo grande nemico di ogni tempo e di ogni storia.
Grazie a tutti per ver voluto essere qui”