Una giovane è stata bucata da un uomo con una siringa sui Lungarni: allarme in città per la pratica del needle spiking, le aggressioni con aghi infetti.
PISA – Nelle scorse ore, un messaggio allarmante, rivolto soprattutto alle ragazze, ha cominciato a fare il giro di chat universitarie per poi approdare su ogni conversazione e bacheca a mezzo social.
Lo scritto riporta un fatto inquietante: nel pomeriggio di sabato scorso (14 settembre) sul Lungarno Buozzi, nei pressi del locale Arno Vivo, una ragazza sarebbe stata bucata sulla natica con una siringa da un uomo che avrebbe anche esclamato “Ti ho fatto una puntura” prima di fuggire via.
Secondo l’autrice della comunicazione, il fatto sarebbe da ricondursi alla pericolosa pratica del “needle spiking” cioè l’aggressione con siringhe infette da epatite, HIV o piene di droga.
Secondo il racconto, il malintenzionato avrebbe agito nonostante le numerose persone presenti in zona. Il suo identikit lo descrive come un uomo di 40-50 anni, bassino con la pancia e stempiato, maglietta bianca a maniche corte e occhiali da vista neri.
Nella serata di ieri, 15 settembre, sulla questione è intervenuto a mezzo social anche il consigliere comunale di Pisa, Enrico Bruni:
“Ieri pomeriggio una ragazza ha vissuto un’esperienza allucinante, l’ennesima aggressione ai danni di una donna nella nostra città. Passeggiando sul Lungarno Buozzi (altezza Arnovivo) è stata aggredita da un uomo che l’ha colpita con una siringa. La vittima si è recata subito al pronto soccorso per ricevere assistenza e da quanto dicono le amiche ora sta bene e domani sporgerà denuncia. Il needle spiking consiste appunto nell’essere punti, senza consenso, con aghi potenzialmente infetti o siringhe che si pensa contengano droghe o sostanze stordenti.
Tutta la nostra solidarietà a M. (la vittima dell’aggressione, della quale riportiamo solo l’iniziale ndr), non solo perché è giusto non farla sentire sola dopo una violenza di questo genere, ma perché è giusto unire le nostre voci di fronte a situazioni inaccettabili come queste.
Non è giusto che una studentessa debba pensare di non poter più girare in alcune parti della sua città, come se ci fosse un coprifuoco.
Vogliamo dire a M. che quanto successo è inammissibile e che nessuno potrà toglierle la libertà di camminare nella sua città. Lo vogliamo dire a chi l’ha aggredita e a chi è responsabile di quanto siamo costretti a leggere, chi ostinatamente continua a non fare niente per risolvere a livello culturale le tante follie come questa figlia di una società profondamente patriarcale e misogina.
Un’aggressione avvenuta in un anno in cui tante altre ragazze e donne hanno subito una aggressione nelle strade della nostra città. Ma finirà!”.