La bambina è arrivata al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Meyer nel tardo pomeriggio di giovedì scorso.
Un’altra bambina ha rischiato la vita per l’ingestione di una pila a bottone. È stata salvata grazie alla collaborazione tra i medici dell’AOU Meyer Irccs e dell’Ospedale del cuore di Massa. La piccola, che ha solo un anno, ha lasciato oggi la rianimazione dell’Ospedale del cuore dopo alcuni giorni di ricovero in terapia intensiva. È il terzo caso che si verifica in Toscana nell’arco di due mesi.
La bambina è arrivata al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Meyer nel tardo pomeriggio di giovedì scorso. I genitori si erano accorti che aveva problemi nella deglutizione e ai medici del pronto soccorso hanno segnalato che la figlia, prima di addormentarsi, aveva giocato con una pila.
Consapevoli del pericolo, i medici del Meyer hanno immediatamente effettuato una radiografia che ha evidenziato la presenza del corpo estraneo – di due centimetri di diametro – nello sfintere esofageo superiore. Anche se nella letteratura scientifica il punto più pericoloso è considerato quello della parte mediana dell’esofago (per la vicinanza con l’arco aortico che può essere lesionato), gli operatori del pediatrico fiorentino hanno deciso di procedere con la massima urgenza.
“La presenza di una pila nella cavità dell’esofago – spiega Roberto Lo Piccolo, chirurgo dell’AOU Meyer che ha eseguito l’intervento salvavita – provoca infatti tre tipologie di danni: elettrico, meccanico e chimico. In primo luogo, in una cavità così ristretta quale è quella dell’esofago, l’anodo e il catodo presenti nella pila si attivano e in tempi rapidissimi sono capaci di lesionare gravemente le mucose delle pareti, provocando ulcerazioni anche molto estese. A questo si aggiunge la possibile perdita di acido con conseguenze ancora più gravi”.
Dato che la lesione può raggiungere e danneggiare in tempi brevissimi i vasi aortici, mettendo in pericolo la vita dei pazienti, è necessaria la presenza di cardiochirurghi pronti a intervenire. Di qui la decisione di trasportare la piccola all’Ospedale del cuore di Massa. A partire dal Meyer è stata un’équipe formata dal chirurgo- endoscopista Roberto Lo Piccolo, l’anestesista Elena Lenares e uno strumentista di sala. In Monasterio la piccola è stata accolta in Sala Ibrida da uno staff multidisciplinare composto da anestesisti ed intensivisti pediatrici (dottoressa Elisa Barberi, dottor Pierantonio Furfori, dottor Michele Collareta e dottor Paolo Del Sarto) da cardiochirurghi (dottor Leonardo Torracchi, dottoressa Vera Cetera), dal cardiologo (dottor Massimiliano Cantinotti) oltre ad infermieri di sala, di anestesia e tecnici di circolazione extracorporea e di radiologia. Dopo l’ecocardiografia che ha escluso danni vascolari e cardiaci, lo staff di Monasterio ha eseguito la preparazione per l’anestesia generale ed il monitoraggio della piccola.
“Abbiamo scelto di accogliere la piccola paziente in sala ibrida perché quella sala consente di eseguire, in caso di bisogno, non solo un intervento cardiochirurgico salvavita, ma anche eventuali indagini radiologiche ed angiografiche per documentare eventuali lesioni vascolari”, Paolo Del Sarto, Direttore Anestesia e Rianimazione.
L’intervento, eseguito in endoscopia, non è stato facile: la pila si era già incuneata nei tessuti dell’esofago e aveva creato una lesione. È stato quindi necessario inserire degli strumenti di 5 millimetri di diametro nella cavità orale della paziente e utilizzare delle pinze minuscole per rimuovere il corpo estraneo. Per fortuna il danno aortico non c’è stato, ma la bambina è stata comunque trasferita per alcuni giorni in terapia intensiva. Le sue condizioni sono progressivamente migliorate e ha potuto essere trasferita nel reparto di degenza pediatrica dell’Ospedale del Cuore.
Quello della piccola paziente ricoverata a Massa non è l’unico caso in Toscana. Lo scorso novembre una bambina è deceduta e un altro è stato fortunatamente salvato. Il dottor Lo Piccolo lancia un appello ai genitori: “State attenti alle pile. Sono oggetti pericolosissimi”. Fonte: www.monasterio.it