Come riporta il titolo, questo è un interrogativo che molti si pongono e, da quanto attinto da VTrend, la situazione a riguardo è molto contrastante con il tutto che sembra dipendere da caso a caso.
Queste le dichiarazioni rilasciate in settimana a VTrend.it (qui) dal dottor Antonio Gallo, dirigente medico area Igiene Pubblica dell’azienda ASL Toscana Nord Ovest: “Tutto dipende dal tampone, se il tampone resta positivo c’è ancora un margine di dubbio. Dopo 10/15 giorni dalla guarigione anche un tampone positivo a basso titolo non può escludere che il paziente sia ancora infettante.” – dice – “Il Ministero della Sanità prevede il ritorno in comunità del contagiato, presupponendo che la carica virale dell’individuo sia talmente bassa da non poter aggredire e contagiare altri soggetti.” – afferma Gallo – Questo è però corretto dal punto di vista formale, ma non si tratta in realtà di una vera e propria guarigione. Di fatto non si esclude che la persona, risultando ancora positiva, possa sempre presentare il virus tuttavia, – continua Gallo – la probabilità è bassa, sebbene nella prima ondata abbiamo assistito a soggetti rimasti positivi anche per mesi interi.”
Diversa sembra invece essere la versione del dirigente dell’Azienda sanitaria Pier Paolo Benetollo, che viene riportata da un articolo de “Il Dolomiti“. Benetollo dice che, attraverso recenti studi certificati dall’Istituto Superiore di Sanità, è stato dimostrato che dopo 21 giorni, ammesso che non si abbiano sintomi da almeno 7, una persona non è più contagiosa, nonostante vi sia la possibilità di risultare positiva al test molecolare. “Dopo 21 giorni – sostiene Benetollo – anche se qualcuno dovesse risultare positivo siamo sicuri che non sarebbe contagioso, in questi casi infatti i tamponi individuano una carica virale estremamente bassa o solo dei frammenti di virus”.
Insomma, ad ognuno lasciamo le proprie riflessioni e decisioni in merito. La risposta migliore al momento pare essere un “ni”.
L.C.