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La Toscana “brinda” con il nuovo olio IGP

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Olio: Toscano IGP, una buona annata per l’extravergine di qualità (+40%).

La Toscana “brinda” con il nuovo olio IGP. E’ una bella annata che riporta un po’ di sereno tra gli olivicoltori toscani quella appena iniziata con un aumento della produzione tra il 35% ed il 40% rispetto alla tormentata campagna dello scorso anno e che collocherà questo raccolto nella media regionale. Un assaggio dell’olio extravergine Toscano IGP che troveremo sulle nostre tavole nelle prossime settimane lo hanno promosso il Consorzio di Tutela dell’olio Toscano IGP insieme ad Airo, l’associazione internazionale dei ristoranti dell’olio in occasione della presentazione della campagna di educazione alimentare per far conoscere ed apprezzare ai commensali la differenze tra un olio tracciato 100% toscano, che rispetta e rispecchia un ferreo disciplinare di produzione, ed un olio comune ed indistinto. Una ventina i locali, tra ristoranti e pizzerie, che fino a Natale proporranno il Toscano IGP a fianco delle proposte culinarie. L’iniziativa si è tenuta presso Borgo I Vicelli a Bagno a Ripoli alla presenza della vice presidente ed assessora all’agroalimentare della Regione Toscana, Stefania Saccardi e la presidente di Airo, Marta Mugelli. Toscano IGP e Airo giocano nella stessa squadra.

“La raccolta è nel vivo. E’ una stagione che ci permetterà di recuperare dal punto di vista della quantità in particolare in quelle aree della regione, soprattutto interne, dove lo scorso anno la produzione è stata molto scarsa o scarsissima. Dal punto di vista qualitativo avremo un olio davvero interessante con il tipico carattere toscano – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Consorzio di Tutela Toscano IGP – Raggiungeremo un equilibrio produttivo su scala regionale anche se le disomogeneità, dovute a microclimi e caratteristiche orografiche, non mancherà facendo parte della storia di questa regione. Prevediamo a livello generale un aumento medio tra il 35% ed il 40% della produzione di olio nella nostra regione con punte anche del 70% laddove l’anno precedente erano mancate del tutto o quasi”.

Gli fa eco la vice presidente ed assessora regionale all’agroalimentare, Stefania Saccardi intervenuta alla presentazione: “Una buona annata per l’olio e ne siamo contenti. – spiega – Un risultato che certamente va a vantaggio del nostro settore olivicolo oleario che la Regione Toscana sta rilanciando, indirizzandosi su alcuni dei punti forti del comparto, come l’esperienza dei produttori nel fornire un olio di elevata qualità, un prodotto fortemente legato alla tipicità e all’identità, la disponibilità di varietà autoctone di pregio e il valore nutraceutico dei nostri oli extra-vergini di oliva di elevata qualità. A testimonianza della vivacità del settore voglio ricordare – prosegue la vice presidente – l’interesse che le nostre aziende hanno manifestato nei confronti del bando PNRR per l’ammodernamento dei frantoi, cogliendo l’importanza di uno  degli interventi più rilevanti degli ultimi venti anni a favore di una delle filiere simbolo della Toscana, volto a rendere  le aziende più competitive e con migliori performance ambientali. Per rilanciare a pieno il settore olivicolo-oleario, come ho già detto altre volte, serve adesso un Piano strategico nazionale sull’olivicoltura che parta dal vivaismo, dove le piante sono sviluppate e selezionate, per arrivare fino alla commercializzazione del prodotto finito, passando attraverso la manutenzione e la ristrutturazione degli oliveti”.

Determinanti, nel bene e nel male, sono state le condizioni climatiche. E gli olivicoltori lo sanno bene che sotto il cielo sono abituati a lavorare. “Questa ripresa è dovuta certamente ad una stagione climatica favorevole con le giuste dosi di acqua che hanno permesso di superare senza problemi un’estate tra le più calde di sempre. – spiega ancora il Presidente del Consorzio di Tutela del Toscano IGP – Quello che ci preoccupa oggi non è il mercato dove il Toscano IGP ha una richiesta superiore a quella che le oltre 8 mila aziende associate riescono a soddisfare, è l’incostanza delle annate olivicole per effetto dei cambiamenti climatici che non garantiscono, insieme alla costanza produttiva, la redditività economica sufficiente alle imprese aumentando il rischio di abbandono del territorio. Senza risorse le aziende non possono né andare avanti, né tanto meno investire in nuovi impianti, più produttivi e performanti per aumentare la loro capacità produttiva e la loro resilienza considerando che dovremo affrontare, secondo gli esperti, estati sempre più lunghe e bollenti. C’è una grande riflessione da fare attorno al futuro dell’olivicoltura toscana”.

Per la Toscana sarà un’annata nella media con una produzione che si attesterà tra i 140 ed i 150 mila quintali di prodotto di cui 20/25 mila a denominazione Toscano IGP, una bottiglia su cinque di tutto l’olio prodotto nella nostra regione. Sulle piante le olive si presentano sane e belle, nei 370 frantoi si lavora a pieno regime già da una decina di giorni sulla costa. Tra qualche giorno partiranno anche le zone collinari e l’entroterra. La buona annata che si staglia all’orizzonte non cancella però le criticità di un settore che ha perso a cavallo tra i due censimenti qualcosa come mille ettari di superfici a oliveto. “Il Consorzio Toscano IGP si candida a giocare un ruolo di primo piano anche nelle strategie che la Regione Toscana vorrà mettere in campo per fronteggiare un trend pericoloso dal punto di vista economico, ambientale, occupazionale e sociale. C’è da fermare l’emorragia di abbandoni e continuare a spingere sul ricambio generazionale. – prosegue il Presidente Filippi – Le denominazioni sono l’unico strumento che permette alle aziende di spuntare una maggiore remunerazione. E’ sulla leva della qualità e su un mercato sempre più consapevole che dobbiamo insistere per favorire il recupero degli oliveti insieme ad investimenti sui nuovi”.

Per i consumatori non è infatti il prezzo ad orientare il comportamento di spesa. Le principali motivazioni sono, secondo una indagine di Ixè, il fattore provenienza, la certificazione di origine, quindi se si tratta di un olio a denominazione Dop o Igp, e solo infine il prezzo. Subito dopo troviamo la sostenibilità del metodo di produzione, l’eventuale certificazione biologica e l’estrazione a freddo o che sia prodotto in una specifica regione d’Italia. La marca, a detta dei consumatori, è l’ultimo driver di acquisto.

Secondo i dati raccolti da ISMEA, la produzione IG della Toscana è dominata su fronte quantitativo dalla IGP Toscano che negli ultimi anni rappresenta circa il 95% dell’intera produzione certificata della regione. Seguono a molta distanza le altre 4 DOP regionali. Con 8.500 operatori, tra produttori e trasformatori, su 50.000 totali a livello regionale e quasi 7 milioni di piante iscritte, il Consorzio dell’olio Toscano IGP è la più importante realtà olivicola consortile. Il 40% delle imprese socie è guidato da una imprenditrice. Grande è la propensione all’export dove rappresenta il 40% del totale delle esportazioni di tutti gli oli IG d’Italia. I mercati di riferimento sono gli Stati Uniti ed il Canada con il 50% delle transazioni.

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