Sicurezza dell’Arno, interventi ‘aperti’ per 600 milioni
Il ricordo delle esondazioni dell’Arno il 4 novembre 1966 pesa ancora sulla storia della Toscana. Il presente fatto di eventi climatici eccezionali e violenti, che si verificano con sempre maggior frequenza, intimorisce. Per questo è essenziale lavorare sulla prevenzione a tutti i livelli: controllando l’uso del suolo, lavorando per prevedere gli eventi e avvisare la popolazione, e intervenendo in maniera strutturale, con opere pensate proprio per evitare le esondazioni.
“I fatti – ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – ci hanno dimostrato l’efficacia di interventi strutturali come la realizzazione della diga di Bilancino, della cassa di espansione di Roffia, dello Scolmatore. Basta ricordare il 2019, quando proprio la cassa di Roffia, appena ultimata, salvò Pisa dall’esondazione dell’Arno”.
“Oggi – ha spiegato – la Toscana ha 600 milioni di progetti ‘aperti’, cioè in via di progettazione, con lavori in corso o con lavori conclusi ma ancora non del tutto rendicontati. Naturalmente non stiamo lavorando solo per la sicurezza dell’Arno, ma sono in corso interventi anche sull’Albegna, sul Serchio, sul Carrione. Ringrazio per il grande impegno l’assessora all’ambiente Monia Monni e tutto il Dipartimento di Protezione civile. La Toscana sta lavorando ovunque sulla difesa del rischio idraulico ed idrogeologico e oggi un evento meteo ‘tradizionale’ come quello che provocò l’esondazione del 1966 sarebbe prevedibile e in qualche modo gestibile. Restano invece difficili da prevedere e affrontare eventi nuovi, come le cosiddette bombe d’acqua, ma stiamo operando su più fronti proprio per farci trovare pronti”.
“La sicurezza dei fiumi – ha aggiunto l’assessora regionale all’ambiente Monia Monni – ed in particolare quella dell’Arno, è di grande attualità e richiede attenzione. Oggi, a causa dei cambiamenti climatici, ci troviamo a fronteggiare fenomeni nuovi, che possiamo affrontare solo aumentando la capacità di resilienza dei nostri territori, la loro capacità di resistere a fenomeni inusuali e violenti. Per questo è importante sia portare avanti politiche che contrastano l’aumento delle temperature, come stiamo facendo con il Piano regionale per la transizione ecologica, sia continuare a investire in sicurezza ed a lavorare per il controllo del territorio, anche con il prezioso auito dei Consorzi”.
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I 600 milioni impegnati per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza del fiume Arno derivano da finanziamenti sia regionali che di provenienza statale (Ministeri e Dipartimento di Protezione Civile). Il direttore del settore Difesa del suolo e Protezione civile della Regione Toscana, Giovanni Massini, ha inoltre ricordato che nel prossimo futuro sono previste ulteriori risorse per gli interventi previsti dal PNRR (60 milioni, già assegnati alla Regione Toscana), oltre a 30 milioni del POR e 32 milioni del Ministero dell’Ambiente. Si stima dunque che nel corso dei prossimo 12 mesi possano essere finanziati ulteriori 120 milioni di interventi.
Attualmente i principali interventi in previsione, in corso d’opera o di recente realizzazione lungo l’asta dell’Arno sono: Diga di Levane, le casse di espansione nell’area di Figline Incisa (‘Pizziconi 1’, inaugurata a maggio 2021, ‘Pizziconi 2’ , in corso di realizzazione, Restone, in fase di gara d’appalto, Prulli e Leccio), l’adeguamento del ponte Pian dell’Isola, le casse di espansione dei Renai (fine lavori prevista entro il 2023), di Fibbiana e di Cerreto Guidi, gli interventi sullo Scolmatore (1° lotto da 15 milioni concluso nel 2017, 2° lotto da 14 milioni di prossima realizzazione), le 12 briglie del Project sull’Arno. Previsto inoltre il Progetto Sieve, con la risagomatura del fiume Sieve alla confluenza con l’Arno e nuove casse di espansione.