TOSCANA. Buona notizia in un momento particolare. Corte UE: “Il simbolo del gallo non può essere usato da altri vini”. Lo stop al falso Chianti è un importante risultato.
“Con lo stop del tribunale dell’UE al falso Chianti – spiega Coldiretti Toscana – viene così sventato l’ennesimo tentativo di appropriarsi indebitamente di marchi storici nazionali il cui prestigio è stato costruito dal lavoro di intere generazioni.”
Il simbolo del gallo non può essere usato per identificare altri vini se non il Chianti. Lo ha deciso il Tribunale dell’Ue, che ha confermato la decisione con cui l’Ufficio Ue per la proprietà intellettuale (Euipo) aveva respinto la richiesta di registrazione di un marchio simile. “Tenuto conto dell’immagine di eccellenza e di prestigio associata al marchio anteriore del vino Chianti – spiega in una nota il Tribunale – l’uso del marchio richiesto poteva generare un indebito vantaggio” a favore della società richiedente.
Nell’anno del Covid le imitazioni dei prodotti agroalimentari Made in Italy hanno superato il valore di 100 miliardi sul mercato globale. Il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi, denuncia:“Le frodi rischiano di danneggiare ulteriormente le esportazioni di bottiglie di vino toscano all’estero dove, dopo anni di costante crescita, si registra un calo del 3,2% nel 2020 con una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza Coronavirus”.
“La pretesa di utilizzare gli stessi simboli per prodotti profondamente diversi è – scrive Coldiretti – inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori.”
Foto: Chianti falso”Le bottiglie italiane – spiega la Coldiretti – sono particolarmente apprezzate tanto da attirare l’attenzione del lucroso business del falso Made in Italy agroalimentare che nel mondo vale oltre 100 miliardi di euro. Serve tolleranza zero sulle frodi che mettono a rischio lo sviluppo di un settore che è cresciuto puntando su un grande percorso di valorizzazione qualitativa che ha portato il vino italiano a raggiungere il record storico nelle esportazioni per un valore stimato in 6,4 miliardi nel 2019 ma che ora soffre le pressioni determinate dall’emergenza Covid con un calo del 3,3% nel 2020.
A taroccare il cibo italiano – evidenzia la Coldiretti – sono soprattutto i Paesi emergenti o i più ricchi dalla Cina all’ Australia, dal Sud America agli Stati Uniti ma esempi clamorosi si trovano i Europa dove è diffusa la vendita di wine kit con un preparato solubile in polvere che, stante a quanto dichiarato sulle confezioni, permetterebbe di riprodurre i più noti vini italiani, quali il Brunello o il Barolo. Oltre al vino tra i prodotti agroalimentari più taroccati – sostiene la Coldiretti – ci sono i formaggi, i salumi e le conserve. Dalla lotta alle imitazioni dei falso Made in Italy a tavola nel mondo – conclude la Coldiretti – si possono creare ben 300mila posti di lavoro in Italia.