TOSCANA. Forte iniziativa lanciata da Confcommercio Toscana per anticipare al 4 maggio maggio l’apertura di negozi, al 18 maggio quella di pubblici esercizi, parrucchieri ed estetisti.
“Pisa è pronta a fare la propria parte fino in fondo nel coinvolgere l’intera rete del commercio e della ristorazione in vista del prossimo 4 maggio” – annunciano all’unisono la presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Federica Grassini e il direttore Federico Pieragnoli: “Non c’è più tempo da perdere, occorre cambiare rotta subito. L’esasperazione ha raggiunto livelli insostenibili e i danni economici sono colossali, se pensiamo che un 20-30% di negozi e locali rischia seriamente di non riaprire mai più. E questo è inaccettabile”.
Mentre la presidente regionale Anna Lapini scrive al presidente della Regione Toscana e ai Prefetti per sollecitare il premier Conte a modificare il calendario della fase 2, i vertici della Confcommercio pisana orientano lo sguardo già al risultato: “Dopo due mesi di blocco totale, cosa si può chiedere di più ai nostri imprenditori? Non c’è più sangue da cavare, l’apertura di tutti i negozi al 4 maggio e dei pubblici esercizi al 18 è una scelta imprescindibile. La necessità di una mobilitazione generale per quel giorno è fortemente sentita non solo da tutti gli imprenditori ma anche da tanti cittadini. Non abbiamo alternative: siamo pronti a ripartire con la massima sicurezza, perché non ci sono stati aiuti di alcun tipo, e rischiamo di dover mettere a casa centinaia di migliaia di persone”.
“Non ci faremo cancellare con un tratto di penna vergato su un oscuro DPCM e per questo il prossimo 4 maggio i nostri negozi resteranno aperti e lo stesso vale per pubblici esercizi, parrucchieri ed estetisti.” – tuonano ancora Grassini e Pieragnoli, che concludono: “Se non si apre adesso si bruceranno 50 miliardi di euro di consumi, e l’apertura a giugno di bar e ristoranti porterà a 34 miliardi di perdite, un terzo di tutto il fatturato del 2019. E’ la stessa Corte Costituzionale a ricordarci in queste ore come più la compressione di un diritto è severa e più è necessario che le limitazioni siano circoscritte nel tempo. Infine, se pensiamo che vengono consentite attività e servizi potenzialmente più esposti al contagio per il numero di persone coinvolte, come nelle grandi imprese del settore manifatturiero, e che sono due mesi che negozi e pubblici esercizi sono ermeticamente chiusi, anche questa è una anomalia da correggere”.