Giuseppe Vecchio, noto e rinomato scrittore, è in gara al prestigioso ‘Premio Strega 2022’. Di seguito la sesta puntata di un suo racconto giallo.
Ecco la sesta puntata di “Tony e le Ciliegie Rosse” (in esclusiva per i lettori di VTrend.it) di Giuseppe Vecchio, noto e rinomato scrittore che quest’anno è in gara con la sua opera “Codice Inverso” al prestigioso ‘Premio Strega‘.
“Ho sempre rubato qualcosa dovunque sono andato, non riesco a resistere alla tentazione, è più forte di me, devo prendere qualcosa di non mio, anche cose inutili, cose che non servono a niente, soprattutto quelle, servono solo a essere rubate.
Melyssa, ora ho un nome, e due cognomi, non è molto ma è un inizio. Ho visto la casa dove è morta, questa è la mia idea, sapeva di vecchio, di antico, di muffa, di tempo passato, tanto tempo, il colore prevalente il nero, il buio, un tempo antico passato.
Il cadavere in bella posa, due scarpe rosse, ora una, l’altra nella mia tasca, la prendo, la liscio, non resisto la odoro, cuoio e un profumo di mughetto, sento una forte eccitazione, la scarpa tra le mie mani torna a vivere, un rosso elegante, di classe, un rosso perentorio, definitivo, finale. Senza tacco, staccato di netto, quasi tolto a posta, un gioco macabro in un teatro complesso, ogni cosa voleva dire qualcosa, ma cosa? Volevo camminare un po’, fumare qualche sigaretta, non pensare a niente.
Ci sono giornate in cui tutto, d’improvviso, ci sembra dolce, accomodante, tutto sembra avere un senso, un verso, un senso certo, un verso certo.
I miei morti, i miei cadaveri, per me erano persone non ancora morte, solo io, una volta scoperto chi le aveva uccise le facevo morire, prima erano in un limbo, i morti potevano trovare pace solo se io scoprivo il loro assassino. Camminavo sul bordo del mare, sentivo l’aria di mare, era vita che mi entrava dentro, avevo voglia di volare.
E Melyssa? A quest’ora era su un tavolo autoptico, magari Angelo aveva già violato il suo corpo, le aveva tolto la maschera, l’altra scarpa rossa con tacco 11, quasi uno stiletto, un’arma, l’odore di mughetto.
Cos’altro? Che ci facevano le amarene, scambiate per ciliegie rosse? Cos’altro? Perché la cucina, il capo reclinato, un gesto di sottomissione. Cos’altro. Torno a pensare che erano tante le cose che mi sfuggivano, che non sapevo, che non comprendevo. Cos’è la morte quando arriva, è solo un chiudere occhi che non si riapriranno?
Camminavo e pensavo, più camminavo più mi allontanavo dall’auto, mi volevo allontanare da questo cadavere, non sembrava morta ma addormentata, in quella posizione per un motivo, che io non conoscevo nonostante mi sforzassi.
Forse era arrivato il momento per un caffè, molto caldo e molto ristretto: Mi siedo a un tavolo, mi accendo una sigaretta, ordino un caffè. Penso al corpo di Melyssa, intravisto, immaginato, desiderato. Si desiderano i morti? Che confusione nella mia testa. Tony, calma, è solo un caso come gli altri, una morta, devi scoprire chi l’ha uccisa, perché, quando, come, non scoprire la storia della sua vita.
– Tony, sono Angelo, puoi venire, il grosso è fatto?
– Angelo, per me anche subito, dammi il tempo di arrivare – Tony*
– Vai tranquillo, io non mi muovo, i miei cadaveri nemmeno, ricorda, porta
qualcosa. – Angelo*
– Che intenti per qualcosa? – Tony*
– Tony stai dormendo oggi, cose da mangiare! – Angelo
– Arrivo – Tony*.
… TO BE CONTINUED