Le dichiarazioni di Legambiente in merito all’ipotesi di una base militare a Coltano o Pontedera.
“Oltre all’evidente proposito di ulteriore militarizzazione di un territorio dove le installazioni militari sono già sovrabbondanti, la proposta della nuova base, sia a Coltano sia a Pontedera, mette in evidenza un approccio sviluppista e cementificatorio alle politiche urbanistiche, che evidentemente è ancora patrimonio comune sia dell’amministrazione dello Stato, sia di quelle regionali e comunali”, cominciano così da Legambiente.
“A Coltano, la realizzazione della base comporterebbe un enorme consumo di suolo con procedure in deroga ai vincoli di protezione del territorio all’interno di un Parco Naturale. Nel frattempo si scopre che ben due caserme sono state svendute a privati, mentre avrebbero potuto essere utilizzate quantomeno per ridurre le dimensioni del progetto della nuova base. Il fatto che il protagonista principale della vicenda sia lo Stato, non assolve il Comune e la Regione, che hanno comunque lasciato più di una porta aperta alla realizzazione della struttura militare, definita grottescamente ‘ecostruttura’ dai proponenti”, continuano da Legambiente.
“A Pontedera, il comune si candida a ospitare la base offrendo due grandi aree, attualmente utilizzabili in base agli strumenti urbanistici vigenti, e definendo anche qui grottescamente il tutto come ‘consumo zero’ di suolo. Il consumo di suolo però non si calcola in base alle previsioni sulle carte ma rispetto allo stato fisico dei luoghi, e le aree indicate dal comune, attualmente sono campi verdi, o al massimo un po’ ingialliti per la siccità . Le previsioni urbanistiche non sono eterne, e se non realizzate, possono essere revocate: il Piano Strutturale si può cambiare, proprio per evitare il consumo di nuovo suolo. Inoltre, l’individuazione di aree di nuova edificazione, avviene in base a specifici bisogni documentati nell’elaborazione del Piano. Se questi bisogni non hanno determinato poi le richieste dei permessi di costruzione, significa che le previsioni erano sovradimensionate, e non si devono poi cercare altre occasioni per garantire le cementificazioni previste”, spiegano e sottolineano da Legambiente.
“Molti comuni italiani e europei hanno scelto di smettere di consumare nuovo suolo, sia per il costo ambientale che comporta l’uso di un bene non riproducibile (una volta cementificato, il suolo perde le sue funzioni ecologiche e non ‘ricresce’ da un’altra parte), sia per il calo demografico evidente in molte regioni. Da noi invece si continua a sognare la città di 30.000 abitanti progettando di consumare gli ultimi spazi verdi rimasti. Il Green Park o la cementificazione prevista al Chiesino sono sue esempi eclatanti di questo approccio, che purtroppo è presente anche in altri comuni della Valdera. Torneremo su questi temi nei prossimi comunicati. I cambiamenti climatici, il consumo di risorse non rinnovabili, le esigenze di riequilibrare uno sviluppo che ha un impatto sempre più pesante sul pianeta, sono temi che localmente richiederebbero un approccio innovativo e rispettoso degli equilibri ambientali. Invece, lo sviluppo in termini di metri cubi edificati, consumare suolo fertile e sostituirlo con sempre nuove colate di cemento, sono ancora l’unica sirena che incanta i nostri amministratori”, concludono da Legambiente.
Fonte:Â Direttivo di Legambiente Valdera