NurSind: “Adesso siamo stufi”. Ecco perché gli infermieri scioperano.
“Non si sono mai tirati indietro. In questi due anni hanno stretto i denti e sono andati avanti malgrado fossero stremati fisicamente e psicologicamente. Hanno denunciato, rivendicato diritti e promesse ma nel frattempo – testa china – hanno continuato a lavorare. Addossandosi anche i turni dei colleghi in malattia. Ma adesso ne hanno le scatole piene e, anche se nel pieno della quarta ondata, hanno deciso di scendere in piazza e di scioperare.
Gli infermieri non ce la fanno più e lo dicono uscendo dagli ospedali.
Il 28 gennaio il NurSind – il maggiore sindacato delle professioni infermieristiche – ha indetto uno sciopero nazionale. Per 24 ore gli infermieri incroceranno le braccia e manifesteranno nelle maggiori piazze italiane. Per la Toscana la mobilitazione è prevista a Firenze, con un flash mob sotto il palazzo del consiglio regionale. Dopo due anni di emergenza sanitaria siamo al punto di partenza: non si è imparato nulla, e le promesse fatte sono state mantenute solo in parte. Quell’eccellenza della sanità toscana di cui i politici tanto si vantano, noi che ogni giorno lavoriamo in corsia non ne troviamo traccia. Da due anni a questa parte stanno lavorando a vista: ogni giorno riceviamo nuovi assetti in base alle direttive della Regione. Ma sarebbe bastato far tesoro delle passate ondate e assumere un numero di nuovi infermieri adeguato come noi avevamo richiesto, per non andare nuovamente in tilt.
Gli ‘eroi’ della prima ondata, sono gli stessi che hanno affrontato la seconda, la terza e adesso la quarta. Eroi con un’età media di 50 anni ai quali non è stata data la possibilità di riprendersi.
Perché tra un’ondata e l’altra bisognava recuperare tutta l’attività ambulatoriale e chirurgica che era stata messa da parte durante la pandemia. E a lavorare c’erano ancora gli infermieri impiegati durante il covid”.
Ecco le ragioni per le quali in tutta Italia gli infermieri del NurSind scenderanno in piazza: per rivendicare il mancato riconoscimento economico della professione; per dire basta alla retorica degli eroi e degli angeli che poi vengono abbandonati dalle istituzioni, anche quando vengono portati in Tribunale a causa delle pecche del sistema; per rivendicare stipendi più alti, visto che gli infermieri italiani sono quelli con lo stipendio più basso in Europa; contro le condizioni di lavoro insostenibili e la decennale carenza di personale; contro le aggressioni da parte degli utenti generate proprio da un sistema sanitario nazionale che fa acqua da tutte le parti; per frenare la sempre più diffusa diaspora di professionisti che, piuttosto di lavorare in queste condizioni, si licenziano; per vedere riconosciuta e valorizzata la loro reale professionalità; per ricordare che quello dell’infermiere è un lavoro usurante; per avere più infermieri docenti anche nelle Università.
Ci è stato detto che quello attualmente in carica è il Governo dei migliori. Se queste rivendicazioni non le inoltriamo a loro, a chi dobbiamo farle?”.
Daniele Carbocci, membro direzione nazionale Nursind