In Toscana un altro giovane rider vittima di un incidente mortale.
Un ragazzo di 26 anni è morto a Firenze a seguito di un incidente stradale: si chiamava Sebastian Galassi e per mantenersi faceva il rider.
Il ventiseienne sabato sera stava effettuando una consegna a bordo del suo scooter quando, per cause in corso di accertamento, è rimasto coinvolto in un incidente stradale con un’auto nella periferia del capoluogo toscano. Portato in codice rosso in ospedale, è morto ieri mattina.
Indagini sono ora in corso per accertare cause e responsabilità dell’incidente. La Procura, che disporrà l’autopsia, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo: iscritto nel registro degli indagati il conducente dell’auto. Sono stati sequestrati i due mezzi e anche una terza macchina. Da chiarire se e chi possa non aver rispettato un semaforo.
Cordoglio è stato espresso dal presidente del Consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo: dare più tutele ai rider “è una priorità assoluta e deve esserlo per tutti”. Il governatore toscano Eugenio Giani ha chiesto che intervenga in fretta il nuovo Parlamento per garantire maggiori tutele. Stesse parole del sindaco Dario Nardella, che su Facebook ha scritto: “È l’ennesimo caduto sul lavoro, ma ciò che fa più rabbia è l’ennesimo rider morto mentre correva per rispettare i tempi di consegna. Come Willy a Livorno, Roman Emiliano sul Terragno, Romulo a Montecatini”. “Zero tutele, ritmi insostenibili, pochi diritti. Da anni a Firenze ci battiamo per la dignità di tutti i lavoratori e dei riders in particolare. Lanciati in bici o in moto” per “una corsa per pochi euro”, che “costa la vita. Tutto questo è abominevole”, ha aggiunto.
I sindacati Filcams-Filt-Nidil Cgil hanno proclamato uno sciopero di 24 ore dei rider fiorentini per il 5 ottobre. Aspettano gli approfondimenti delle indagini, ma intanto hanno espresso “profondo dolore e vicinanza alla famiglia” e “tanta rabbia” per “un’altra morte inaccettabile, in un settore dove la sicurezza sul lavoro è ancora troppo spesso un diritto da conquistare, così come salari dignitosi e diritti tante volte sono una chimera, all’interno di un sistema che spinge alla produttività a discapito delle tutele”.