Ad esequie avvenute lo scorso 3 aprile a Migliarino, il saluto del Sindaco di Vecchiano Massimiliano Angori a Don Lido Batini.
Don Lido Batini ha dedicato trent’anni della sua vita al sacerdozio nella parrocchia di Migliarino, diventando un punto di riferimento per la comunità locale. Oltre al suo ruolo di parroco, era anche un insegnante presso le scuole superiori, un musicista talentuoso ed un grande appassionato di sport. Ha guidato la squadra di calcio del Migliarino dalla panchina, dimostrando una grande passione e un forte spirito di squadra.
Il commosso saluto del Sindaco di Vecchiano Massimiliano Angori, a nome di tutta la comunità vecchianese, a Don Lido, scomparso recentemente.
“Un commosso ricordo a nome personale, delle istituzioni che rappresento, ma anche a nome di tutta la comunità vecchianese, in questo momento di dolore per la scomparsa di Don Lido, Parroco di Migliarino dal 1982, nelle Parrocchie di San Pietro e di San Ranieri.
Sentite condoglianze ai familiari, all’Arcivescovo e a tutti gli amici parroci, ai Migliarinesi, a tutti gli amici che egli ha incontrato durante la sua intensa vita terrena.
Don Lido, come abbiamo letto in questi giorni anche sugli organi di stampa, è stato prima nella sua vita uno sportivo, e poi, in seguito, è approdato alla vita pastorale: quel sano agonismo e quella passione per l’attività sportiva, lui ha saputo riportarli nella sua attività clericale, diventando, se vogliamo, un allenatore di anime, in quella che appunto è la palestra della vita quotidiana di ciascuno di noi.
Don Lido, infatti, con la sua parrocchia, nel corso del tempo è divenuto un punto di riferimento per molti giovani, grazie alle molteplici attività organizzate per le ragazze e i ragazzi di più generazioni, andando a coinvolgere e affascinare, creando numerose opportunità per incontrarsi, conoscersi, divertirsi, unitamente a momenti di riflessione e di preghiera.
Don Lido a Migliarino, insieme al fratello Don Baldo a Nodica, è stato un vero e proprio precursore delle Unità Pastorali, creando di fatto una specie di fusione tra le due comunità parrocchiali che, pur nella propria autonomia, hanno vissuto scelte e linee programmatiche convergenti. Una specie di unione dei comuni, andando a fare un paragone con gli enti locali, all’interno della quale non mancavano ovviamente divergenze, singole peculiarità e un marcato campanilismo!
Questa Unità Pastorale capitanata da Don Lido-Don Baldo aveva però un supervisore d’eccellenza che, ancor prima dell’Arcivescovo, interveniva nel vigilare e coordinare:
Libia, la cara madre, che aspettava entrambe i figli all’ora dei pasti, a Nodica, esigendo da loro il dettagliato resoconto giornaliero! Lo racconto con tanta nostalgia perché varie volte mi sono trovato con loro in quel magico momento, quando erano entrambi seduti a tavola, che consumavano il vitto preparato con amore dalla madre. Libia impartiva rimproveri e direttive, richiamandoli entrambi ai loro compiti: ‘Lido, l’hai detta messa? L’hai portato via il povero Mario? cosa aspetti a organizzarti per le cresime e le comunioni, chiama per tempo l’arcivescovo!’.
E non mancavano in lei toni autorevoli e linguaggio colorito… Lido rispondeva, senza distogliere lo sguardo dalla minestra: ‘Mamma, fammi fare a me il prete’, poi alzava la testa e proseguiva: ‘Ma guarda se la mamma di due preti deve dire queste parole!’
L’amorevole battibecco proseguiva fino alla frutta, e terminava solo quando Lido usciva frettolosamente per riprendere le sue attività pastorali.
Ricordo anche quando io e i miei amici di fretta sbattevamo la porta di casa, gridando: ‘Mamma, vado con don Lido, c’è anche don Baldo’. O viceversa… Per noi che eravamo bimbetti negli anni ’70 era sicuramente un momento di festa e di allegra condivisione e i nostri genitori potevano stare tranquilli per tutto il giorno, talora anche per più giorni, perché non mancavano vere gite, al mare o sulla neve.
Ci si divertiva, ma si affrontavano, forse senza neppure accorgersene, quelle tematiche fondamentali per la crescita spirituale e civile di un individuo: la povertà, la fame, la guerra, l’amicizia, il rispetto. Veniva lanciato il sasso e poi ciascuno, nella propria interiorità, ci rifletteva su. Io ricordo che ci pensavo parecchio. Quando da ragazzo si andava in giro con Don Lido era un pò come fare i ‘grandi’… attorno a lui cerchi di ragazze e ragazzi e fitte chiacchiere, con le nostre passioni e i nostri amori chiusi nel cassetto.
Don Lido rimarrà sempre un nome nel cuore, un riferimento importantissimo, a cui continuare a chiedere, anche ora, oltre la sua dipartita, se ‘va bene fare cosi’, oppure ‘cosa ne pensi’ quando una scelta è già stata fatta, perché a volte la palla va giocata di prima, come diceva lui, da grandissimo sportivo, allenatore e guida spirituale di atleti. E tanto più sarà un punto di riferimento in questi concitati e frenetici tempi moderni, dove la tecnologia anche per i nostri giovani soppianta i sani rapporti interpersonali.
Infatti Don Lido era capace di esplicitare i suoi carismi di parroco anche sui campi da gioco, mostrando autorevolezza, competenza e grande passione nel seguire le discipline sportive, primo su tutti il calcio, e tutti gli atleti.
E giocava su tutti i tavoli, anche su quello delle carte, nel circolo Arci e nel circolo Acli, dove lo ‘striscio lungo e busso’, con le nocche che sbattevano sul tavolo, segnavano il tempo e le emozioni dei giocatori.
In tutte queste sue attività si esprimeva anche la sua vocazione straordinariamente socializzante e democratica, se vogliamo: un invito alla vita in tutte le sue forme, che oggi, anche per le più giovani generazioni, appunto, merita di essere amplificato affinchè si possano riscoprire valori quali il gusto di stare insieme, la pace e la solidarietà tra persone.
Con questo sentito messaggio, voglio dare a don Lido l’ultimo saluto, certo che la sua attività pastorale proseguirà anche nel Cielo. Insieme a Baldo e Libia sarà un ricordo imperituro di quanto fatto in una vita di catechesi e di amore, a fianco della sua comunità parrocchiale e della sua Migliarino: davvero un grande privilegio, averlo conosciuto e poter portare avanti, in qualche modo, la sua testimonianza di vita“.
Fonte: Facebook Massimiliano Angori