PONSACCO. Lega Ponsacco dice la sua in seguito all’intervento di Don Zappolini sull’ormai nota questione di Palazzo Rosa. Di seguito il comunicato stampa diffuso dal gruppo politico.
“Ancora una volta – scrive Lega Ponsacco – dobbiamo registrare con rammarico il comportamento scorretto del Parroco di Ponsacco Don Armando Zappolini. Non è la prima volta che Don Zappolini si mette in evidenza sulla stampa (e sui media) per i suoi ‘sconfinamenti’ dall’ambito religioso, che gli compete, a quello politico, per il quale dovrebbe avere forse più rispetto. Ci corre l’obbligo tra l’altro di dover ricordare ancora una volta la sua partecipazione attiva nella recente campagna elettorale delle regionali in Toscana, durante la quale scese in campo direttamente salendo sul palco di un comizio con chiare connotazioni politiche di parte, a fianco delle cosiddette ‘Sardine’, sostenendo de facto una parte politica e schierandosi apertamente contro un’altra, comportamento deprecabile per un religioso che, può e deve avere ovviamente un pensiero politico, ma di certo non può e non deve esercitare la politica ‘contro qualcuno’ come invece ha fatto chiaramente don Zappolini.”
“In questi giorni – si legge nel comunicato a firma Pericle Tecce – apprendiamo dalla stampa locale che è voluto entrare, con i suoi modi perentori, nella polemica del ‘palazzo rosa’ di Ponsacco, sentenziando, senza alcuna cognizione concreta, in merito alle origine del ghetto che si è venuto a creare all’interno di quello stabile. In primis, sulla falsa riga delle trite argomentazioni mendaci della sinistra Ponsacchina, ha tirato in ballo l’On. Susanna Ceccardi, affibbiandole la responsabilità di aver ‘mandato le famiglie sgomberate dal campo nomadi di Navacchio quando era Sindaca di Cascina, a Ponsacco. Ancora una volta si cerca faziosamente di creare un collegamento diretto, senza alcuna vera relazione di causa-effetto, tra un legittimo sgombero effettuato in un altro comune e l’arrivo di queste famiglie a Ponsacco. Per l’ennesima volta siamo costretti a far fare a coloro i quali perpetrano questo madornale errore, chiaramente in cattiva fede, un bagno di realtà: nessuno ha ‘mandato’ queste famiglie a Ponsacco, semmai ci sono venute poiché vi erano le condizioni più convenienti per loro di farlo, e questo magari è avvenuto proprio perché nel tempo a Ponsacco chi ha amministrato il Comune non è stato in grado di impedire la vera e propria formazione di un ghetto. Per usare una metafora già utilizzata in passato: “L’acqua va dove il terreno pende!”.
Prosegue Lega Ponsacco: “Seppur apprezziamo l’opera di evangelizzazione e l’impegno sociale profuso di Don Zappolini, non possiamo invece non condannare fermamente il suo modo scorretto di schierarsi politicamente con una fazione ben determinata operando in questi casi più come un iscritto di partito che come un sacerdote. Non ci dovrebbe essere bisogno di ricordare al parroco che sarebbe buon costume, per il ministero che svolge “rendere a Cesare le cose di Cesare ma a Dio le cose di Dio” (Luca 20:21-25), e quindi evitare di diventare il ‘braccio armato’ (in senso figurato ovviamente) di una parte politica, poiché, a quel che ci risulta, le ‘anime da salvare’ non hanno appartenenza politica. Inoltre nella dichiarazione rilasciata alla stampa Don Zappolini afferma qualcosa che conferma i dubbi che abbiamo espresso in merito alla situazione del contagio all’interno del ‘Palazzo rosa’: “Probabilmente in troppi non hanno rispettato le norme anti contagio”, riferito agli abitanti del palazzo, e lo afferma con cognizione di causa stavolta poiché sostenendo tramite la Caritas quella comunità, ne conosce le dinamiche. Quindi anche il parroco aveva evidenza che i comportamenti in quel plesso non si adeguavano alle norme in vigore? Possibile che solo il sindaco e la sua giunta non lo sapessero? Tanto per fare un esempio. Senza voler calcare ulteriormente quest’ultima annosa circostanza, ciò che vogliamo suggerire al parroco di Ponsacco è che se vuole continuare a far politica in modo così evidente, sostenendo uno specifico schieramento rinunci all’abito talare e indossi la maglia di partito, quatomeno sarà veramente legittimato a farlo, in caso contrario sarebbe più corretto e opportuno che si occupasse delle questioni dello spirito che di quelle politiche, poiché, per suo ruolo e ordinamento sarebbe chiamato a raccogliere e accudire le anime dei fedeli, quindi a incrementare il nobile consenso verso Dio e non il più prosaico consenso elettorale.”