
BIENTINA. Folla in piazza e al cimitero per l’addio a Marco Del Rosso, il barista 30enne deceduto la notte tra giovedì e venerdì, a seguito di un incidente stradale.
Domenica si sono svolti i funerali e familiari, amici, conoscenti e paesani si sono stretti attorno al dolore per un ultimo saluto a quel gigante buono.
Proprio in quell’occasione, Giuseppe Ducci, zio di Marco e governatore della Misericordia di Bientina, ha dato voce al nipote. Ducci ha letto una lettera, la lettera che Marco aveva scritto 4 anni fa, in caso di morte. Una lettera che ha gelato tutti i presenti al funerale.
“Chiaramente scrivo queste parole in maniera del tutto precauzionale. Se leggerai questa lettera lo sai già: io non ci sarò più. Non ho idea di chi sarai, non ho idea chi avrà questo triste compito. Vorrei iniziare ringraziando nella maniera più assoluta mamma Lucia. Non ci sono parole che possano spiegare quello che hai passato nella tua vita, ma nonostante tutto sei stata semplicemente fantastica in tutto e per tutto sia con me che con la Totta (Carlotta, ndr). E di questo te ne sarò grato per sempre. Non mi hai mai fatto mancare assolutamente niente. Anzi, in alcuni casi mi hai dato anche più di quello che meritavo. E spesso io non te ne sono stato abbastanza riconoscente. Poi c’è la bimba (Carlotta) non ti immagini nemmeno l’amore che provo per te. So che spesso sono rude nel dimostrarlo. Ma sappi che sei la cosa più importante che abbia mai avuto. Una sola raccomandazione ti chiedo. Vivi la tua vita a pieno, divertiti, innamorati, soffri, stupisciti. Ma fallo sempre a pieno. Non ti negare niente. Stai dietro a mamma, rendila e rendimi orgoglioso. Non fare cazzate che tanto poi lo vengo a sapere. Lo sai ho occhi e orecchie ovunque. Nonna Lisetta, come per mamma non ho altro da fare che ringraziarti per tutto quello che mi hai insegnato. Per le botte e per gli abbracci che mi hai dato. Per tutto, insomma. Tu e nonno Silvano siete stati i miei fari. Voglio salutare e ringraziarvi tutti. Da Massimo che sei entrato in famiglia in punta di piedi e ne sei diventato presto un cardine. La zia Franca… ero il pupetto. Lo zio Beppe, uno mai cresciuto del tutto. Un esempio lampante della sindrome di Peter Pan. Zia Mariangela, una colonna per tutti. Lo zio Paolo, la zia Ernestina. Tutti insomma. I miei cugini sono come fratelli e sorelle. Gli amici. Ho avuto la fortuna di averne molti, tanti davvero speciali. Abbiamo fatto tante cazzate, insieme, ma quanto ci siamo divertiti. La contrada, poi, è la mia seconda madre. Passiamo ora alle volontà. Ne avevo parlato a volte di sfuggita. Ma mi sentivo di mettere tutto nero su bianco per essere sicuro. Non c’entra niente la scaramanzia. Anzitutto, fondamentale, voglio essere sepolto di fronte a babbo, che purtroppo non ho mai conosciuto. Così è stato Silvano nonno il mio maestro di vita. Prima del funerale vorrei anche passare davanti al bar e salutare per l’ultima volta la Simo e Lamberto. E per concludere, nella bara fatemi trovare un pacchetto pieno di Winston, un accendino e il mio fazzoletto della contrada (ne aveva due, ndr) e il mio portafoglio con tutte le foto. Per il resto sono a posto. Spero che questa lettera non verrà mai letta dalle persone sopra citate. E spero che mi ricordiate tutto sommato come uno “ammodino”. Grazie di tutto, Marco junior Del Rosso.” Raggiunto telefonicamente da VTrend lo zio Giuseppe, così come tutta la famiglia, ha a cuore che le parole di Marco e questa bellissima lettera siano diffuse e rese note a tutti noi.