PECCIOLI. Scandiva l’arrivo della primavera ed era l’occasione in cui ai bambini veniva permesso di togliere la maglia di lana e mettere quella a maniche corte.
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La Festa delle Serre era ed è ricordata ancora oggi un giorno felice per tutti gli abitanti delle Serre e di Peccioli. Scandiva l’arrivo della primavera ed era l’occasione in cui ai bambini veniva permesso di togliere la maglia di lana e mettere quella a maniche corte.
Il sabato venivano pulite le fosse, si “sterpava” e la fattoria mandava gli operai a fare i parchi. La festa era annunciata la sera prima dall’accensione dei fuochi, in cui venivano bruciati gli “olivastri”, cioè le potature degli olivi. Ogni podere accendeva il suo, si accendevano fuochi lungo i due lati del viale che portava alla Chiesa e anche a Peccioli, lungo il versante che guarda le Serre e alle Palangole. Uno spettacolo magico e incantevole. Alcuni “giovanottacci” si divertivano a saltarli, anche a rischio di qualche piccola bruciatura.
La Domenica alle 9 veniva celebrata la prima Messa, un’altra alle 11.30 e un’altra ancora alle 16; addirittura ne potevano essere celebrate fino a quattro. Dopo l’ultima Messa usciva dalla Chiesa la processione che arrivava fino “alla catena” per poi tornare indietro. La “precissione” iniziava con le bambine nate nelle serre, ogni anno a turno una di oro si vestiva da comunione e reggeva lo stendardo, due più piccole reggevano le nappe. Il corteo era seguito dalla Filarmonica che per l’occasione veniva trasportata sul colle con un camion.
Un fiume di gente arrivava sulle Serre e intorno alla Chiesa c’era una vera e propria fiera, con i banchi di dolci e delle ciliegie, era questo infatti il periodo delle acquaiole, dei giochi come le palline di cencio piene di segatura, legate a un elastico e le trottole… Da Peccioli arrivava anche il gelataio Nino Fiorentini con il suo carretto, per la felicità di tutti i bambini. I bambini e gli adulti potevano giocare ai “pallai” che costituivano un importante momento di svago per i contadini anche durante il resto dell’anno: due erano costruiti dietro la Chiesa e utilizzati in estate poiché all’ombra, due, di cui uno appositamente realizzato per i bambini, vicini al Podere Gelso e utilizzati durante tutto l’inverno perché “solativi”.
Ma l’attrattiva più importante era la gara: un gruppo di donne, con in testa la brocca dell’acqua, correva alla sommità della Chiesa fino all’aia del Gelso; vinceva che arrivava prima senza farla cadere. Vivo è inoltre rimasto il ricordo del palio: i ragazzi in sacchi di juta iniziavano la corsa dalla Chiesetta; chi aveva la fortuna di prendere la fossa che costeggia il viale di accesso arrivava più velocemente allo “stollo” che era stato piantato nell’aia del Gelso e legato da sei funi. Vinceva chi per primo riusciva a raggiungere la cima del palo. Sfortunatamente un ragazzo durante una corsa si fece male e il palio cessò di essere organizzato.
Chi ha vissuto sulle Serre mantiene ancora vivo il ricordo anche dell’altra festa organizzata il 5 di agosto, che si svolgeva però in maniera diversa. Non venivano accesi i fuochi la sera prima, non veniva organizzata la processione, ma tornavano i banchi di giochi e dolciumi e viene ricordata con gran gioia l’organizzazione delle cocomerate. Quest’ultima ricorrenza sarà abbandonata definitivamente nel 1965.
Per chi non abitava sulle Serre, la Festa era l’occasione per fare la scampagnata, andare a trovare i parenti che vivevano nei poderi e gustare i pranzi offerti. Al Gelso veniva offerto il pranzo organizzato il pranzo per le autorità che comprendevano tra gli altri, il medico, il maresciallo, il daziatore, per un totale di circa venti persone; la tavola veniva preparata durante la Messa delle 11.30 e il cibo veniva cucinato in un primo momento dalle donne della famiglia Fatticcioni, poi, quando l’età non permetteva più loro un impegno così gravoso, da Amneris. Fonte: Comune di Peccioli