Il professor Luigi Cioni va in pensione: gli studenti lo omaggiano a scuola e sui social nel suo ultimo giorno di lavoro.
PONTEDERA – Uno striscione per salutare, nell’ultimo giorno di scuola, il prof. che va in pensione: così i ragazzi del liceo XXV Aprile di Pontedera hanno omaggiato Luigi Cioni, insegnante di filosofia al suo ultimo giorno di lavoro.
L’amato e stimato professore, maestro di vita prima che tra i banchi, è stato ricordato e omaggiato anche sui social. Queste le parole di Matteo, ex alunno del docente, tra vera gratitudine e tanta commozione per gli insegnamenti ricevuti e dei quali, nel tempo, come racconta, è riuscito a fare grande tesoro:
“Non ho dovuto aspettare la prima liceo per sapere della bravura di Luigi come insegnante: mia sorella, già sua allieva, me ne aveva parlato ancor prima che finissi le medie. Mi diceva che lo avrei adorato.
Poi lo conobbi finalmente, e iniziai anche io ad innamorarmi delle sue lezioni, della maniera in cui ci poneva di fronte problemi che non avevamo mai visto come tali, del modo in cui ci spingeva a riflettere, leggere, guardare film su film. Penso che una convinzione lo muovesse, e lo muova ancora oggi: che il compito principale di un insegnante è quello di passare ai suoi alunni il testimone di un desiderio incolmabile per la conoscenza – ché poi il desiderio è incolmabile per definizione.
Non mi bastava quell’ora di lezione settimanale, volevo essere stimolato di più, e così lo seguivo fuori dall’aula, o ancora lo cercavo nei corridoi per scambiare con lui qualche parola. Girava sempre con lo zaino in spalla, le spalle un po’ curve. Un giorno lasciò quello zaino accanto alla cattedra di Gilda, su una sedia, dove chiunque avrebbe potuto prenderlo. Quando lo vidi glielo feci notare. Mi rispose che dentro c’erano solo libri, “e in questa scuola, chi vuoi che li rubi dei libri?”.
Poi il liceo finì, ma continuammo a sentirci come lo facciamo ancora, per scambiarci opinioni, parlare di teologia e soprattutto della condizione dell’istruzione in Italia oggi (il parere, da entrambe le parti, è sempre più negativo). Io scelsi di fare filosofia, proprio all’ultimo momento, ma credo di aver maturato inconsciamente quella decisione anni prima, durante una delle sue lezioni, e così a lui devo anche l’amore per una disciplina che adoro a tal punto da aver lasciato casa mia per inseguirne le vie.
Oggi è stato l’ultimo giorno di Luigi come insegnante del Liceo XXV Aprile di Pontedera, luogo che faccio fatica ad immaginare senza la sua presenza, il suo spirito critico, la sua passione infinita per l’educazione. Oggi c’è stata la sua ultima “ora di lezione”: alla mia materia, dice sempre, si dà ancora meno importanza che alla ricreazione. Vorrei però rassicurarlo e, sebbene sia convinto che in cuor suo già lo sappia, dirgli che per molti suoi alunni non è stato affatto così.
Per molti di noi quell’ora aveva un’importanza enorme: l’aspettavamo ogni settimana, per essere gli studenti che volevamo sentirci, nella scuola che faceva per noi. Sì, perché Luigi sempre rappresenterà nella mia mente la scuola italiana come vorrei che fosse. Quindi perdonatemi se oggi sono un po’ triste e penso, come l’hanno pensato i tifosi di tennis al ritiro di Federer, che insieme a lui vada in pensione un po’ tutta la scuola. Per poi ricominciare, lo si spera, meglio che mai.
È vero, per me non è che cambi poi molto: forse avremo ancora più tempo per discutere della simbologia cristiana nella saga di Harry Potter. Ma l’alunno che è in me vive questo giorno con grande partecipazione. Perché non c’è espressione più assurda di “ex alunno”, come a dire che Luigi non sarà per sempre il mio prof, “perché la materia di studio sarebbe infinita e soprattutto perché so di non sapere niente”.
Ho scritto già troppo, smetto ché sennò poi mi commuovo.
Fatto il misfatto: questo lo lascio dire a te.
Matteo“.
M.C.