VALDERA. Il sindaco Matteo Franconi è intervenuto esprimendo la propria visione sul futuro della Valdera, su quello che dovrà essere e quale dovrebbe essere il percorso.
Matteo Franconi antepone le politiche, i progetti e gli obiettivi agli strumenti e alle forme: “Io credo che la Valdera intesa come territorio e non come forma di governo associato, di qualunque tipo e dimensione, debba prima provare ad immaginare come i bisogni delle persone e delle famiglie, quelli del tessuto economico e più in generale le dinamiche collettive delle comunità possano trovare risposte nuove ed adeguate da parte delle politiche locali.”
Continua il sindaco: “Serve costruire un tavolo di confronto permanente e lavorare ad un equilibrio tra la domanda di servizi, vivibilità, infrastrutture, sviluppo sostenibile con le offerte e le risposte che, prima di tutto noi sindaci, siamo chiamati a progettare ed attuare. Io credo che si possa affrontare questa discussione preoccupandoci di elaborare il cosa vogliamo fare senza impiccarci al come, allo strumento amministrativo che rischia di diventare invece un vallo che traccia il confine tra il possibile e l’impossibile.”
LE PROPOSTE. “Prima di tutto dovremmo togliere dal tavolo di pianificazione delle politiche unitarie della Valdera il tema delle palingenesi delle cause, delle colpe e dei meriti, di questa o quella vicenda, di questo o quel comune, di questa o quell’altra ragione e provare a guardare a quel che dobbiamo fare in futuro per capitalizzare l’esperienza straordinaria di gestione associata portata avanti negli ultimi 20 anni e trarre beneficio dalla positiva esperienza della SDS Valdera Alta Val di Cecina nata dall’esigenza di attuate politiche socio-sanitarie territorialmente omogenee e capaci di interecettare i bisogni di salute dell’intero territorio.”
LA VISIONE. “Quel che credo possa e debba fare la Valdera intera – spiega Franconi – è generare sintesi concrete dentro alcuni grandi temi come la mobilità, la cultura, la formazione scolastica ed extrascolastica, la dotazione impiantistica sportiva trovando un modo per cui tutte, e dico tutte, le comunità, prima ancora dei comuni che la compongono, possano guardare al proprio futuro con un respiro lungo, assemblare un linguaggio omogeneo, un modo di stare assieme e di collaborare facendo confluire le variegate, singole e preziose vocazioni dentro un percorso virtuoso collettivo. Ecco secondo me quel che serve alla Valdera per presentarsi in ordine all’appuntamento con i rapporti che dovranno pensare a connetterla con i territori limitrofi (dalla Val di Cecina al cuoio, dall’area pisana al corridoio infrastrutturale verso il porto di Livorno): dotarsi di politiche comuni su alcuni temi fondamentali.”
“Ogni discussione sulle scelte di area a mio avviso deve premettere il merito delle proposte, il cosa fare prima di avvitarsi sul come farle attraverso le collaborazioni tra comuni: non possiamo permetterci di perdere il treno delle opportunità che sta passando chiedendoci quali assembramenti istituzionali, quali forme di collaborazione tra enti, quali strumenti siano più o meno necessari. Per questo continuo a dire che dovremmo (ri)partire non dalla forma dello stare insieme ma dagli obiettivi, precisi, concreti e ben riconoscibili (mobilità, cultura e scuola in primis) nella convinzione che siano le strategie comuni e le finalità condivise (e non le tecniche e le architetture istituzionali) a creare le reti e le aggregazioni necessarie al loro raggiungimento.”