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Fabio e Silvana raccontano: “L’ultima famiglia sulle Serre a Peccioli: il nostro tuffo nel passato”

11:22

Sabato 4 e domenica 5 maggio torna la tradizionale Festa sulle Serre a Peccioli: la famiglia Fatticcioni, ultima ad abitare quella zona di campagna, ci porta a spasso nel tempo tra ricordi, aneddoti e curiosità sulla vita di allora.

PECCIOLI – Da sempre luogo identitario della comunità pecciolese che in quelle “terre” affonda le sue  radici, i trascorsi del duro lavoro mezzadrile, della tradizione religiosa e familiare, la campagna delle Serre mantiene intatta la sua incontaminata bellezza oggi esaltata dagli interventi di manutenzione, cura e valorizzazione artistica, anche in ottica turistica, realizzati dal Comune a seguito dell’acquisto della Fondazione Gaslini di Genova nel 2004.

I prossimi 4-5 maggio i luoghi delle Serre saranno nuovamente animati dalla storica Festa che, come ogni anno dai tempi più remoti, sancisce l’arrivo della primavera, rappresentando per gli abitanti della campagna e del borgo di Peccioli un piacevole momento di condivisione e divertimento.

Per l’occasione, la famiglia Fatticcioni, l’ultima ad abitare le Serre di Peccioli, ci ha rivelato simpatici aneddoti e preziose curiosità sulla vita di un tempo in quella zona di campagna: qui il nostalgico ed emozionante tuffo nel passato di Fabio e della madre Silvana, intervistati da VTrend.it.

  • Fabio, ci hai detto che la tua famiglia è stata l’ultima ad abitare le Serre di Peccioli. Fino a che anno siete rimasti?

Esatto, quella dei Fatticcioni è stata l’ultima famiglia ad abitare quel pezzo di campagna pecciolese. Io sono nato nel 1965 e sono rimasto sulle Serre fino all’età di cinque anni, esattamente fino al 9 agosto 1970: poi, per le varie esigenze della modernità, decidemmo di trasferirci più vicino al paese. Sono passati tanti anni ma i ricordi di allora e della mia infanzia sulle Serre di Peccioli sono ancora nella memoria e mi si ripropongono nitidamente.

  • Perché il trasferimento è avvenuto proprio nel 1970 e che cosa vi ha spinto ad abbandonare la campagna?

Tra le prime motivazioni c’era ovviamente la scuola: come spiegavo, nel 1970 avevo ormai compiuto cinque anni e il percorso scolastico doveva cominciare. Ma sulle Serre la scuola non c’era, o meglio, non c’era più. Percorrere quotidianamente il tragitto dalle Serre al paese era impensabile per i miei genitori e neppure potevamo contare sul servizio scuolabus del Comune perché interrotto quando rimanemmo i soli abitanti della zona. Tra le altre motivazioni, c’erano ovviamente la distanza dai negozi per le commissioni giornaliere – come la spesa – e la mancanza dei principali comfort che la modernità offriva. Ricordo che con cadenza regolare il signor Sauro da Montecchio arrivava con la Millecento a vendere i prodotti per la casa e poi un altro ambulante da Forcoli commerciava il vestiario: non tutti i giorni si poteva infatti raggiungere il paese per le commissioni necessarie.

  • A quali comfort ti riferisci? Che cosa avevate e che cosa invece mancava nella vostra quotidianità?

Per esempio, mancava la luce! La corrente sulle Serre non c’era! L’unica luce disponibile era quella delle lampade a gas e questo condizionava inevitabilmente la nostra quotidianità. La giornata terminava infatti con la cena e non c’era modo di dilungarsi in chiacchiere nelle ore di buio: il gas andava risparmiato! In alternativa si usavano le candele o lampadine alimentate da una piccola batteria che mio padre ricaricava per mezzo del trattore. Pensate che la corrente sulle Serre è arrivata attorno agli anni Ottanta, quindi ben dieci anni dopo il nostro addio. Ovviamente anche le faccende domestiche risentivano di questo deficit. Il ferro da stiro, per esempio, veniva riscaldato con i carboni del camino, o per meglio dire, del “focarile” come lo si chiamava allora. Il nostro era un camino molto ampio, con uno spazio rialzato che accoglieva ben quattro sedie: sedersi vicino alla fiamma era essenziale per riscaldarsi nei mesi invernali. L’acqua era invece disponibile negli ambienti della casa ed era quella fornita dall’acquedotto, ma anche in questo caso non c’era nulla di scontato! Il deposito che la conteneva era poco distante dalla chiesa, nel poggio dove ancora oggi si trova il piccolo bosco. La stessa era pompata verso l’alto e fino all’interno del serbatoio da un motore posizionato nella zona delle “Quattro Madonne” più in basso, le Serre si trovano infatti su un livello altimetrico maggiore rispetto al paese di Peccioli e non vi sarebbe mai arrivata per via naturale. Parlando ancora di acqua, nel bagno ricordo il wc e il lavandino ma non la doccia: ci si lavava con la tinozza!

  • Tu, unico bambino in mezzo alla campagna delle Serre, come trascorrevi le giornate? La tua infanzia è stata diversa rispetto a quella dei coetanei di paese?

Sì, posso dire di essere stato l’unico bambino che abitava allora in quei luoghi. Un altro ragazzo, poco più grande di me, abitava la stessa campagna a un chilometro e mezzo da casa mia ma neppure ci conoscevamo! Gli unici contatti erano quindi con i miei familiari, eravamo in sei: i miei nonni, i miei genitori, mio zio Pierangelo…e io!  Da piccolo passavo dunque le giornate in giro su e giù per la campagna, scorrazzando per i campi e dai parenti al podere. Sembrerà strano, ma posso dire di essere stato un bambino viziato. Sebbene la disponibilità economica fosse limitata, con gli occhi dell’adulto riconosco infatti le tante opportunità che io ho avuto e che invece sono mancate ai miei coetanei del paese. A tre anni avevo già la bicicletta a gomme piene – non a camera d’aria come oggi – e poi la macchinina a pedali con la quale percorrevo la stradina verso la chiesa in salita e in discesa, continuamente! Cadevo e mi rialzavo, poi cadevo e mi rialzavo ancora: la voglia di divertirsi non mancava mai!
Evidentemente, la vita in campagna comportava anche dei rischi per un bambino della mia età. Ricordo, ad esempio, che in un giorno di temporale un fulmine colpì violentemente il tronco di un albero e anch’io venni toccato dalla scarica elettrica: fortunatamente le conseguenze non furono gravi, a parte un dito tutto nero, ma rimasi veramente sbalordito e questo aneddoto mi accompagnerà per tutta la vita!
Il trasferimento verso il paese non fu poi per niente facile. Come avrete capito ero cresciuto da solo, senza la vicinanza dei coetanei, in totale libertà e indipendenza e quando mi trovai costretto a interagire con gli altri bambini la socializzazione non fu certo immediata: occorreva quella che oggi chiameremmo “mediazione”, un venirsi incontro che dopo cinque anni di vita solitaria dovevo imparare.

  • Come sono cambiate le Serre nel corso del tempo?

Lo spazio che oggi accoglie la tensostruttura Trasparenze, e che ospita anche il pranzo della tradizionale Festa di maggio, era la zona della voliera dei fagiani che, una volta adulti, venivano liberati per il periodo della caccia. I cacciatori prendevano infatti in affitto la riserva per le loro battute e ne ricordo molti provenienti da Livorno, soprattutto ricchi industriali, forse i più ricchi degli anni Settanta. Ricordo un certo Calaverni che ogni volta mi donava una stecca di caramelle colorate: oro agli occhi di un bambino! L’aia dove scorrazzavano i polli in libertà era tutta su un unico livello: la zona è stata poi sbassata per il piazzale con la ghiaia che conosciamo oggi quando è stata realizzata la moderna struttura. Dunque c’erano i pagliai per il fieno e la biga per l’approvvigionamento della paglia destinata alle mucche nel periodo invernale quando l’erba mancava. La vigna giovane che oggi sta affianco a quell’area invece non esisteva: c’era solo terreno brullo, erboso e incolto. La zona che ospita l’edificio della vecchia scuola, oggi un po’franata, era invece il deposito delle olive nel periodo di raccolta con le stanze di sotto adibite a cantina. La struttura affianco era invece riservata alle gabbie dei conigli e alla porcilaia.

  • Percepiamo una grande emozione nelle tue parole: cosa significa per te ripercorrere questi ricordi e offrirli ai nostri lettori? 

È vero, racconto tutto con grande emozione e nostalgia. Questi ricordi sono la mia storia e il mio vissuto e, se potessi, riavvolgerei letteralmente il nastro del tempo per tornare nel mondo di allora. Non sono una persona estroversa ma grande è il piacere nel parlare di quei luoghi, di descriverne i particolari e di valorizzarne l’identità. Quello sulle Serre era un modello di vita libera che andrebbe riscoperto anche nella società di oggi.

Fabio da piccolo in braccio a mamma Silvana

  • Silvana, con te conosciamo invece la figura di donna lavoratrice, madre e moglie. Quali difficoltà comportava e quali opportunità offriva la vita lontano dal paese?

Ho abitato sulle Serre dal 1964, anno del matrimonio, fino all’agosto del 1970. Gli spostamenti che potevo fare verso il paese dipendevano sempre dalla disponibilità dei mezzi di mio marito e di mio cognato, gli unici ad avere la patente. Devo dire che la lontananza dai principali servizi, anche sanitari, dai negozi per la spesa quotidiana e ovviamente dalla scuola a un certo punto ci ha obbligato a trasferirci più vicino al borgo. Ma dal paese abbiamo comunque continuato a condurre la nostra vita in campagna: abbiamo venduto gli animali ma abbiamo sempre fatto avanti e indietro da Peccioli alle Serre per lavorare la terra anche con mezzi agricoli più moderni. Nel confronto con i paesani non eravamo comunque da meno, anzi, credo proprio che la vera miseria fosse su al borgo: “Dal paese vanno a rubare ai contadini!” – si raccontava e non erano solo dicerie! La campagna ha infatti sempre qualcosa da offrire: impone una vita senza lussi, certo, ma la terra è fin dai tempi più antichi la prima fonte di ricchezza e sopravvivenza. Io stessa lavoravo la terra: mi alzavo all’alba e poi dopo la colazione iniziavo subito le mie mansioni, come la raccolta delle olive, dell’uva da vino e da tavola – la pregiata Colombana soprattutto, prodotto del nostro territorio! –  la semina dei campi o l’accudimento degli animali. Non c’erano mai veri giorni di pausa: ricordo di aver lavorato anche con la neve! Non ho tuttavia mai particolarmente subito il confronto con le altre donne che vivevano in paese: anch’io provengo da una famiglia contadina, della zona del Poggio al Pino lì vicina, per questo ho vissuto la vita di campagna in assoluta tranquillità. Anche lontano dal paese c’erano comunque momenti di divertimento e svago per noi adulti: talvolta si trascorreva il tempo a chiacchierare, talvolta a ballare sulle note della fisarmonica, soprattutto il sabato o d’inverno quando il lavoro nei campi era meno sfiancante. Non ho dunque mai avvertito particolari disagi legati alla vita sulle Serre.

  • Sappiamo che hai partecipato con grande entusiasmo all’ultima Festa sulle Serre, quella del 2023: che emozione è stata? E come vorresti vedere oggi i luoghi del tuo passato?

La Festa è stata bellissima, ovviamente! Solo un po’ di dispiacere nel vedere lo stato di manutenzione di quella che un tempo era la casa della mia famiglia: la Festa annuale, sentita e partecipata da tanti pecciolesi, dimostra infatti che le Serre sono un luogo ancora vivo e per questo bisognerebbe intervenire sul momentaneo abbandono dell’edificio. Ormai sono anziana, ma prima di andarmene sarei felicissima di vedere la casa tutta sistemata e gli ambienti del mio passato perfettamente ristrutturati, brucia il cuore vederli in quello stato! Non chiediamo dunque un cambio di identità dell’immobile, nessun residence o agriturismo, solo un ripristino della sua anima originale, magari per illustrare agli avventori la vita di un tempo sulle Serre. La vittoria di Peccioli a ‘Il Borgo dei Borghi’ potrebbe essere l’occasione giusta per curare anche questo spazio e inserirlo tra le principali attrazioni turistiche che il nostro paese e le nostre frazioni hanno già da offrire.

  • La Festa sulle Serre, come ci hai anche confermato, è una ricorrenza ancora molto partecipata che si svolge ormai da tradizione. Ma com’era la Festa di un tempo?

La Festa sulle Serre si svolge ancora la prima domenica di maggio, come era in passato, ma ovviamente è cambiata nel corso del tempo, anche sa ha mantenuto molto della sua identità originale. Era la festa di tutti ma soprattutto dei contadini delle Serre che invitavano parenti e amici a divertirsi e a passeggiare tra le bancarelle degli ambulanti che arrivavano per l’occasione. I momenti più importanti erano quello della messa mattutina e della processione pomeridiana, che oggi invece non esiste più. Per l’occasione le donne delle Serre si vestivano di bianco, quelle già sposate in abito nuziale mentre le più giovani con le vesti della Prima comunione. I festeggiamenti erano quindi accompagnati dalla musica della banda di Peccioli che arrivava dal paese su un grosso camion. La messa era ovviamente alla Chiesa delle Serre che, secondo la leggenda, venne costruita dopo un’insolita nevicata agli inizi di agosto, accompagnata dall’apparizione della Madonna che annunciava la risoluzione, in tempi brevi e senza gravi conseguenze, di quello strano accadimento. Un’altra festa, poi abbandonata, era infatti celebrata anche in agosto.

Ricordiamo dunque il programma della Festa sulle Serre dei prossimi 4-5 maggio, diffuso dal Comune di Peccioli:

  • Sabato 4 maggio alle ore 21.00 ci sarà la suggestiva fiaccolata che dal centro del paese arriverà a rendere omaggio alla Madonna
  • Domenica 5 maggio l’appuntamento è con una giornata da vivere all’aria aperta.
  • – Le Sante Messe alle ore 8.15 e alle ore 11.15.
    – Pranzo a menù fisso ai tavoli di Trasparenze o Lunch Box.
    – Nel pomeriggio divertimenti laboratori didattici e caccia al tesoro per bambini, fiera di beneficenza, mercatini, esposizione dei trattori storici.
    – Gli spostamenti saranno garantiti dai consueti bus navetta in funzione da Peccioli e dalla frazione di Montecchio a partire dalle ore 7.30 fino alla conclusione della festa.

© Riproduzione Riservata.
Di Martina Crecchi.

 

 

 

 

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