Oltre mezzo milione di studenti alle prese con la prova caratterizzante del proprio indirizzo: torna Cicerone, debutta l’IA.
È scattata alle 8:30 di mercoledì 19 giugno la seconda prova scritta dell’esame di Maturità 2025, il momento cruciale in cui gli studenti affrontano la disciplina più rappresentativa del proprio percorso di studi. Sono 524.415 i maturandi coinvolti quest’anno, chiamati a confrontarsi con tracce profondamente diverse, specchio della varietà dei percorsi formativi italiani.
Al Classico, protagonista della prova è stato Cicerone con un brano tratto dal Laelius de amicitia, dialogo composto nel 44 a.C. incentrato sul valore dell’amicizia. Gli studenti hanno dovuto tradurre il testo, analizzarlo dal punto di vista linguistico e riflettere sul tema trattato. Il ritorno di Cicerone, dopo un’assenza di 16 anni, segna un record: con 17 presenze diventa l’autore più proposto agli esami di Stato dal dopoguerra, superando Seneca e Tacito.
Al Liceo Scientifico, la prova di Matematica si è aperta con due problemi accompagnati da citazioni: una di Cartesio, “La ragione non è nulla senza l’immaginazione”, e una di Platone, sul concetto di bellezza. Il resto della prova, articolato in otto quesiti, ha intrecciato elementi di logica, calcolo e cultura umanistica: dal futurismo di Boccioni ai riferimenti a Cicerone e Hilbert, fino ad anagrammi e probabilità.
Per gli studenti dell’indirizzo Informatica e Telecomunicazioni (articolazione Informatica), la seconda prova ha portato in aula un tema di stringente attualità: l’intelligenza artificiale. Il compito richiedeva la progettazione di una piattaforma web capace di contrastare le fake news, tramite la creazione di un dataset per addestrare un modello IA in grado di classificare correttamente le notizie online.
La seconda prova della Maturità 2025 si conferma così un terreno di sintesi tra passato e presente. Dai classici latini alle sfide del digitale, passando per riflessioni filosofiche e calcoli matematici, l’esame riflette un mondo scolastico che evolve, ma che non rinuncia al valore del sapere umanistico.