A maggio, Giovanni Bonini, temporary manager esperto di project management e autore di svariati libri, ci aveva spiegato il da farsi, se volevamo uscire dalla crisi. Lo aveva fatto con due libri, uno in Italiano (“COVID-19, 16 passi per uscire dalla crisi”) e uno in Inglese (“EXITING from the crisis”).
Due, non uno, perché la realtà italiana è peculiare. Per questo, in “EXITING from the crisis”, i punti sono trenta, anziché sedici. Un percorso, quello proposto da Giovanni Bonini, che è stato ignorato. Di qui la naturale conseguenza: la crisi, purtroppo, persiste ancora.
Secondo lo scrittore, Benjamin Franklin ci aveva già messo in guardia: “If you fail to plan, you are planning ti fail”. Temo che questa frase, più di molte altre, possa dipingere bene la storia italiana dal Dopoguerra a oggi. Prima o poi, i nodi vengono sempre al pettine. In realtà, il manifesto proposto da Giovanni Bonini risale al 31 marzo 2020, pubblicato nell’articolo “Rialzarsi e ripartire: 16 punti chiave per uscire dalla crisi”. I passi sono gli stessi che l’autore ci presenta nel suo libro “COVID-19, 16 passi per uscire dalla crisi”, disponibile nel tradizionale formato cartaceo (96 pagine) o in quello elettronico (122 pagine). Giovanni Bonini è recentemente tornato su queste tematiche, con l’intervista rilasciata a Sanità Digitale (“Coronavirus: come uscire dalla crisi?”).
“COVID-19, 16 passi per uscire dalla crisi” si rivolge praticamente a tutti: amministratori, imprenditori, manager pubblici e privati, politici, senza scordare l’uomo della strada. Scritto in un linguaggio semplice e chiaro, è impreziosito dalla prefazione del Professor Marco Noro, dell’Università degli Studi di Padova, e dall’intervista ad Andrea Accomazzo (Agenzia Spaziale Europea), Flight Director di Rosetta, una delle missioni spaziali più famose. Italiano trapiantato in Germania, Andrea Accomazzo ci fornisce utili spunti di riflessione, figli del confronto fra i due Paesi.
Secondo Giovanni Bonini, la crisi è stata semplicemente acuita dal virus SARS-CoV-2, che ha messo in evidenza tutta una serie di lacune gestionali, oltre a una mancanza di valori e competenze, da rimettere al centro per la ripartenza. Abbiamo una chiara visione strategica di lungo periodo? Siamo in grado di pianificare? Sappiamo gestire i nostri progetti e le risorse critiche, come le terapie intensive? Riusciamo a imparare dai nostri errori, apprendendo delle lezioni di cui far tesoro in un processo di miglioramento continuo? Che cosa possiamo dire della comunicazione? Per lo scrittore, soprattutto in un contesto pandemico, comunicare bene è fondamentale e può fare la differenza. Ecco perché serve un gruppo di esperti che sia il più multidisciplinare possibile, con competenze che spaziano dalla logistica alla statistica. Attenzione, però, perché non sono questi i decisori: al vertice della piramide occorre decidere tempestivamente, in base alle migliori informazioni disponibili, e comunicare le linee d’azione in maniera chiara, precisa e sintetica, affinché tutti remino nella medesima direzione. In fin dei conti, se ci sono dei contagi, è perché qualcuno, da qualche parte, non si è attenuto ai protocolli, che vanno seguiti alla lettera. Nel Paese dei presunti “furbi”, secondo i quali le regole sono fatte per essere violate (più che seguite), ciò non stupisce più di quel tanto, ma i numeri, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti. Urge invertire il trend, per proteggere quelle risorse critiche (come le terapie intensive, oltre al personale medico e infermieristico) che non siamo riusciti a potenziare più di quel tanto, ignorando la lezione che avremmo dovuto apprendere dalla cosiddetta “prima ondata”.