Le parole del consigliere comunale di Fratelli d’Italia sul busto del generale assassinato a Palermo dalla mafia, tolto nel 2016 da Piazza Mandarino e mai più riposto.
“Per l’ottavo anno di fila Pontedera non renderà omaggio al generale Dalla Chiesa per l’anniversario della sua morte“. Il consigliere comunale del Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia Pontedera, Nicolò Stella, accende le polemiche sul busto del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, tolto nel 2016 per dei lavori da Piazza Mandarino e mai più riposto.
“Martedì 3 settembre ricorre il 42° anniversario dell’eccidio di Via Carini. A Palermo quel giorno venivano trucidati il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.
Il 28 ottobre 1984, sotto i portici del Palazzo Pretorio, con una iniziativa sinergica fra l’Ente Comunale e l’ANC, fu collocato il monumento a ricordo del sacrificio del Generale C. A. Dalla Chiesa. Una mattina del 2016, il busto fu rimosso dagli operai che dovevano lasciare spazio a un ristorante che, sorto sulle ceneri di quella che fu Piazza Curtatone, svetta oggi in quella che è il diventata Piazza del Mandarino.
Sono otto anni ormai che il monumento è stato rimosso, e non più collocato in un luogo pubblico. Per l’ottavo anno consecutivo Pontedera non renderà omaggio alla memoria del Generale. In questi ultimi cinque anni, timidi tentativi di indurre l’Amministrazione Comunale a prendere iniziative per una nuova collocazione del busto, non hanno sortito alcun effetto. Il monumento rimane lì dove è stato conferito quella mattina dagli operai del Comune.
La mozione, approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale nel gennaio del 2021, che impegnava il Sindaco e la Giunta a riposizionare il monumento in Piazza C. A. Dalla Chiesa, sembra sia caduta nel dimenticatoio in quanto nulla è stato fatto. Nessun Amministratore, di allora e di oggi, si è posto la problematica di trovare una nuova sistemazione del monumento.
Nel frattempo passano gli anni e scema il ricordo. Quale incredibile spirito di servizio può aver spinto un Generale dei Carabinieri a rinunciare agli agi della pensione e ad accettare l’incarico di Prefetto di Palermo, pur sapendo i pericoli che correva. Se ci si dimentica in così poco tempo, la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata sarà ancora lunga e feroce. Abbassare la guardia, anche nelle piccole cose, sta a significare che le vittime sono morte invano“.