L’attività operativa eseguita dalla Guardia di Finanza di Pisa in materia di contraffazione nel distretto industriale del Cuoio.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pisa, nell’ambito delle attività di monitoraggio e contrasto alla contraffazione, hanno sequestrato borse, cinture, portachiavi, accessori di arredo, fibbie e adesivi, riportanti marchi di noti brand dell’alta moda.
In particolare, la Compagnia di San Miniato, attraverso una ricognizione delle principali piattaforme di vendita on line e degli spazi commerciali dei principali social network, ha individuato una risorsa web in cui venivano proposti in vendita una serie di accessori per l’abbigliamento e per la casa, riportanti i loghi di marchi di lusso. Gli approfondimenti effettuati hanno consentito di identificare il gestore della pagina in una donna di nazionalità italiana, di 67 anni, residente nel distretto Industriale del Cuoio, la quale aveva creato un laboratorio di produzione “in casa”, in cui, come pubblicizzato dalla stessa nelle pagine di e-commerce, assemblava stoffe con impressi i loghi di noti brand per creare dei nuovi modelli e rivenderli. La donna utilizzava delle fibbie o loghi metallici che apponeva ai prodotti creati ed utilizzava detti loghi anche in accessori per la casa, come vasi o portacandele. Tale condotta, sempre più diffusa, complice anche il propagarsi sulle piattaforme social di pagine che si occupano della customizzazione, che rappresenta invece una forma di personalizzazione lecita del prodotto, è in realtà una violazione delle norme penali a contrasto della contraffazione e a tutela dei diritti di proprietà.
Sulla base di questi presupposti, i Finanzieri hanno sequestrato presso l’abitazione della donna 438 prodotti pronti per essere venduti nei mercati del litorale toscano e ligure, in particolare in mete turistiche densamente frequentate nel periodo estivo, quali Forte dei Marmi e le Cinque Terre. La merce posta sotto sequestro, in considerazione dei prezzi applicati, si parla di oltre 300 euro per ogni singola borsa, avrebbe fruttato un illecito profitto per oltre 20 mila euro. La donna è stata segnalata all’Autorità Giudiziaria per “Contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni” e “Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi”.
Si evidenzia che il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità dell’indagata sarà definitivamente accertata qualora intervenga sentenza irrevocabile di condanna. L’operazione di servizio testimonia la costante attenzione riposta dalla Guardia di Finanza al contrasto efficace alla contraffazione, da sempre fenomeno moltiplicatore di illegalità, volto ad alimentare i circuiti dell’evasione fiscale, del riciclaggio, del lavoro nero e della criminalità organizzata, mettendo a rischio la salute dei cittadini.