PISA. Il direttore generale dell’Aoup replica a quanto apparso sulle varie testate giornalistiche da parte dei soccorritori delle associazioni di volontariato a proposito della nottata fra il 27 e 28 ottobre scorsi, quando si è creata una fila di ambulanze in attesa all’ospedale di Cisanello (clicca qui), con la fotografia diventata virale sui social.
“Noi lavoriamo all’interno dello stesso sistema – dichiara Silvia Briani (nella foto) – allineati per offrire il massimo della qualità e tempestività nelle cure perché facciamo parte della stessa famiglia, ossia il servizio sanitario regionale. Non abbiamo quindi un vissuto di differenze o antagonismo, abbiamo sempre un unico obiettivo: garantire a tutti sicurezza e qualità delle cure e per farlo lavoriamo tutti all’interno di un processo.
A volte, nell’allineamento di un processo dentro il quale siamo tutti coinvolti, come tanti componenti di una rete, si può determinare un collo di bottiglia, specie in situazioni emergenziali di criticità subentranti in tempi rapidi, come questa seconda ondata di pandemia da Covid-19. Ma credo che non sia giusto colpevolizzare le singole parti del sistema se si vengono a creare dei colli di bottiglia. Piuttosto credo che, lavorando tutti insieme pur nelle difficoltà contingenti, si debba cercare di trovare una soluzione.
Quella sera gli accessi erano tanti e subentranti e, nonostante fossero stati aperti nuovi letti, sono andati rapidamente esauriti. Questo ha determinato indubbi disagi ma non è che tutti i giorni si crei un imbuto di questa natura perché l’Aoup, nel tempo, ha implementato molte iniziative per ridurre la problematica dell’attesa delle ambulanze.
Noi siamo consapevoli che dobbiamo cercare di fluidificare ancora i percorsi, stiamo aprendo nuovi letti in accordo con la Regione però il processo è complesso perchè è costituito di tante parti, compresi i tamponi, e la processazione dei tamponi richiede tempi tecnici che vanno dalle 6 alle 8 ore. Questo indubbiamente rappresenta un elemento di rallentamento dell’intero processo ma lavoriamo tutti per migliorarlo. I soccorritori delle associazioni di volontariato fanno la loro parte e noi di loro abbiamo da sempre grandissima stima e considerazione, anzi, per noi rappresentano dei partner fondamentali perché ci portano i pazienti, li sostengono anche psicologicamente nel momento dell’accesso in ospedale per cui li rigraziamo e siamo sempre allineati e alleati con loro. Chiediamo – conclude il direttore generale – solo un po’ di comprensione se, talvolta, incappiamo in percorsi non particolarmente fluidi sempre ribadendo l’impegno costante e puntuale a migliorarli”.
P.S. A ulteriore precisazione, visto il comunicato stampa diramato dalle associazioni di volontariato pubblicato su qualche testata (clicca qui), si precisa che l’ufficio stampa non ha mai smentito la veridicità della foto ma ha semplicemente spiegato, a una testata online in particolare, cosa quella foto rappresentasse. Spiegazione che è stata poi fornita per iscritto nel comunicato stampa ufficiale sulla seconda fase del piano pandemico, diffuso in serata a tutti i mass-media. Eccone di seguito un estratto:
“In riferimento invece alle ambulanze incolonnate e instradate nell’area Covid dell’Edificio 31 a Cisanello la scorsa notte, lungo il sottopasso dell’Edificio 31, con pazienti e personale sanitario a bordo, le cui fotografie sono state postate da qualcuno sulle piattaforme social e diventate virali scatenando panico e reazioni emotive nella popolazione, si è trattato di un momento di picco di accessi, tramite il 118, di pazienti sintomatici in attesa di tampone o di pazienti Covid-positivi che dovevano essere ricoverati, il cui percorso sanitario non poteva incrociarsi con quello dei pazienti in attesa al Pronto soccorso per altre problematiche. Si è trattato dunque di un momento di rallentamento, nel turn-over dei posti letto – come sta avvenendo purtroppo in questi giorni in molti ospedali d’Italia – che si è poi risolto nel giro di poche ore. I pazienti in ambulanza sono stati comunque tutti monitorati e valutati dal personale medico e infermieristico a intervalli regolari, senza interrompere la continuità assistenziale, nonostante i carichi di lavoro e la situazione di oggettiva difficoltà per il personale”