Una cabina telefonica posta in cima a uno dei più bei colli di Capannoli dal quale si vedono i monti e il mare, per lasciare i propri messaggi al vento.
Intervista a Marco Vanni ex famoso fotografo pontederese, adesso organizzatore di eventi per il sociale, che con la sua etichetta discografica “Life for Music” ha la finalità di promuovere temi sociali attraverso la musica.
Come nasce questa iniziativa?
“Nasce perché degli elementi della natura quello che più mi ha affascinato è il vento. Il vento è invisibile, ti accarezza, ti distrugge, cambia le stagioni, trasporta le foglie e i pollini e mi ha sempre affascinato. Girando per l’Italia ho conosciuto un telefono del vento che hanno replicato in Italia, più precisamente in Piemonte. L’idea mi è piaciuta tantissimo, ho fatto diverse ricerche su Internet scoprendo come è nato e perché e mi sono proposto di farne uno anche in Valdera, su una collina dove si possa vedere il mare, il monti, le vallate, l’alba e il tramonto”.
Che cos’è il telefono del vento?
“È una cabina telefonica, – spiega Vanni – che noi abbiamo tentato di far somigliare il più possibile a quella originale giapponese, chiusa su tre lati a vetri e all’interno un telefono finto e un libro dove lasciare le dediche o propositi. Chiunque può andare lì, quando vuole urlare, parlare o meditare di affidare al vento suoi pensieri.
Questa cabina nasce a seguito di una tragedia. In Giappone un uomo perse il cugino e si rese conto che aveva ancora tante cose da dirgli, ma non poteva più farlo. Quindi si inventò questa cabina per parlare con lui e sperare che il vento gli portasse le sue parole. Dopo lo tsunami – continua Marco -, il telefono del vento divenne famoso perché chi non trovava più i suoi cari andava a lasciare un messaggio al vento nella speranza che lo trasportasse a chi di dovere. Questa iniziativa si è poi sparsa nel mondo e ci sono adesso quattro repliche negli Stati Uniti e due in Italia (una in Liguria e una in Piemonte) e a breve ne avremo una anche in Valdera”.
E volete replicare la cabina in tutto e per tutto?
“Noi abbiamo voluto dare una caratura un po’ più sociale a questo telefono del vento: non è fatto più per parlare con i morti, i dispersi o in generale con chi non c’è più. In questo momento particolare della nostra esistenza – afferma Marco Vanni – con tutte queste guerre, la natura, l’ambiente, vogliamo creare un posto di meditazione dove ogni persona può affidare al vento un messaggio contro la guerra, per la natura o per la pace, sperando che in qualche parte del mondo il vento lo porti a tutte le persone che possono ascoltare”.
Come hai realizzato il telefono del vento?
“Mi sono messo a cercare chi mi poteva dare una mano, parlandone. ho trovato la collaborazione con il Podere Tegolaja, produttori di olio, che si trova a Capannoli, con Matteo Bagnoli e Mattia Cei, senza i quali non sarebbe stato possibile realizzare l’iniziativa, (aggiungo tra l’altro che Matteo Bagnoli è una appassionato del Giappone e che già conosceva il telefono del vento). Da lì e cominciata l’ avventura. L’azienda agricola mi ha proposto un colle bellissimo, quello sopra il cimitero tra i più alti di Capannoli, così che il telefono del vento sarà posto alla cima di questo cucuzzolo.
La strutturadella cabina – precisa Vanni -, realizzata rigorosamente in legno ecologico, è stata fatta da Romeo Gorini, mastro falegname in pensione che ha la bottega accanto alla polizia di stato in piazza Trieste a Pontedera. Romeo è stato veramente carinissimo ed estremamente gentile”.
Quando sarà inaugurata questa cabina telefonica?
“Noi volevamo inaugurarle il 21 dicembre, il solstizio d’inverno ovvero è il momento in cui le tenebre finiscono e si riparte verso la luce, perché la luce è quella che ci guida, però non credo ce la faremo.
Oltre alla cabina, in questo colle noi vorremmo fare piccoli eventi letterari, musicali e culturali incentrati sulla meditazione. Magari a degli orari del giorno in cui l’essere umano è stimolato a essere più ricettivo come l’alba il tramonto”.
Meditazione, spiritualità, cultura e musica
“Assolutamente, e ci tengo a sottolineare la musica. La musica ci guida sempre nei tanti stati d’animo della vita: una buona musica può aiutare a essere ricettivi. Per questo – conclude Marco Vanni – noi si fa musica per il sociale, con la musica si percepiscono meglio dei temi che in altri occasioni non si percepirebbero”.