“C’è una poesia per tutti“, così il Montale celebra la giornata mondiale: pittura, musica e contaminazioni per ‘educare al bello’.
Una chiave che apre tante porte, un mezzo per raggiungere i più diversi scopi: questa la forza dirompente della poesia, celebrata ieri (21 marzo) con la 24esima Giornata Mondiale della Poesia.
Inutile cercare di darle una definizione, riduttivo considerarla un semplice “genere letterario”, la poesia è tante cose. Per sua natura cangiante – ‘liquida’ direbbe il sociologo S. Bauman – essa è forse il più intimo ma al tempo stesso universale mezzo di espressione. E in questa oscillazione tra individuo e umanità si colloca il progetto dell’Istituto Eugenio Montale di Pontedera, che per tutte le classi dei suoi tre indirizzi ha previsto delle attività didattiche alternative alla classica analisi del testo.
Il punto di partenza è una concezione della poesia svincolata dal puro componimento in versi, espresso tramite parole scritte. Da un input dato dal corpo docenti, gli studenti e le studentesse hanno potuto sperimentare tra diverse forme di comunicazione poetica: dai calligrammi al suono degli strumenti musicali, passando per laboratori di forme poetiche come l’haiku giapponese o il pantun malesiano. Anche le tecniche, quindi, sono state diverse dalla sola scrittura e talvolta si sono ‘contaminate’. È il caso del caviardage, un metodo di scrittura creativa e artistica che, partendo da testi già scritti come fogli di giornale e pagine di libri, dà vita a poesie visive grazie al ricorso a pittura, acquarello, collage e altro ancora. L’espressione delle emozioni non passa, quindi, solo dal contenuto, ma anche dalla forma.
“Noi al Montale amiamo la poesia – ha detto la coordinatrice del progetto Fabiana Gambino, che insieme ad altri docenti ha curato l’organizzazione della giornata -. Il nome del liceo forse è indicativo di qualcosa. Il motivo principale per cui abbiamo pensato di celebrare così questa giornata è che quando i ragazzi sentono la parola ‘poesia’ stanno male. Si bloccano, pensano di non essere abbastanza creativi e fantasiosi. Ma in realtà noi siamo convinti che esista una poesia per tutti: l’obiettivo era far capire loro che la poesia non è necessariamente pesante, ognuno deve trovare quella che rientra nelle proprie corde“.
“Abbiamo deciso – continua Gambino – di proporre queste attività a tutti e tre gli indirizzi (linguistico, economico sociale e scienze umane) proprio perché la poesia è universale, lasciando agli studenti la libertà di scegliere le forme che più ritengono opportune per loro stessi“.
Non per forza una cosa seriosa, quindi. C’è chi si è espresso con la pittura, chi con il bricolage, chi con gli scioglilingua. D’altronde anche grandi artisti del calibro di Vittorio Gassman hanno costruito la loro fama leggendo (teatralmente, s’intende) le etichette di capi d’abbigliamento o di biscotti. Non molto diverso da chi, in chiave contemporanea e sfruttando anche i social network, mette in rima e su uno spartito elenchi di parole stravaganti: dalle liste della spesa, fino alle insegne dei negozi.
L’universalità della poesia non è data soltanto dal patrocinio Unesco a questa giornata. In un liceo con un forte slancio internazionale come il Montale, il carattere trasversale della poesia lo si è visto, per esempio con l’haiku e il pantun. Il primo è un componimento breve giapponese, composto da tre versi con delle regole metriche precise ed è legato alla stagionalità, alla natura e alla sensazione del momento vissuto. Per questo è un componimento d’impatto. Il pantun, invece, viene dalla Malesia ed è una poesia lirica improvvisata, generalmente di quattro versi. In entrambi i casi si tratta di generi appartenenti a tradizioni lontane, ma che, in ragione della universalità della poesia, con il tempo sono diventati patrimonio di tutti.
Al tempo stesso, non sono mancate le poesie in lingua. Non solo quelle di indirizzo (inglese, spagnolo, francese e tedesco), ma anche opere di studenti e studentesse che hanno scritto in portoghese, in albanese o hanno fatto traduzioni e componimenti multilingue.
L’obiettivo della giornata, in breve, è stato quello di “educare al bello”. Nelle intenzioni dei docenti, c’era la volontà di stimolare la consapevolezza della bellezza della poesia, una delle forme espressive più preziose che l’uomo possiede. Considerando che molti giovani vedono spesso tale genere come inaccessibile, difficile e noioso, questa giornata ha voluto scardinare tale pensiero invitando gli alunni a giocare con le parole, a riflettere sul loro suono, a sperimentare l’espressione del sé più profondo ma anche più gioioso, attraverso varie tecniche. E l’invito è stato colto alla grande dai ragazzi, che con entusiasmo si sono cimentati in quello che davvero è un confronto con se stessi.
Il progetto si è chiuso con un contest tra i componimenti considerati più belli. Fermo restando che misurare la poesia non è possibile, la conclusione è stata un’opera di restituzione del lavoro svolto, che andrà ad abbellire i corridoi e le pareti delle aule.
Significativo è rimarcare che dopo gli anni della pandemia, questo è il primo grande progetto che coinvolge tutti gli studenti di una scuola in attività partecipative. Non una classe, non un plesso, ma l’intero Istituto. Corridoi brulicanti di giovani che si scambiano idee e lavorano in gruppi probabilmente non erano mai stati visti dagli alunni di oggi, che tuttavia hanno saputo rispondere benissimo all’invito di mettersi in gioco.
“Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia”: ecco una chiusa perfetta dal giovane Palazzeschi per i più di mille acrobati di questa kermesse.