PISA. Michele Vestri ha intervistato per Radio Cuore Valter Tamburini, commissario straordinario Camera di Commercio di Pisa.
Noi di VTrend.it riportiamo alcune delle sue interessanti dichiarazioni in merito al periodo critico che la nostra economica, in particolar modo quella del pisano, sta attraversando.
“Purtroppo ancora le somme non si possono tirare, questo difficile periodo ancora non è finito. – esordisce Tamburini – Cominceremo ad intravedere la luce soltanto se le vaccinazioni andranno avanti e se cesserà la divisione per zone di colore. Il 2020 è stato un anno caratterizzato, per intero, da questo problema del covid. Noi, come Camera di Commercio, facciamo il punto e posso dire – afferma Tamburini – che i dati non sono così catastrofici per la provincia di Pisa. Il saldo tra imprese aperte e imprese chiuse è sensibilmente negativo, ma poco rispetto a quello che ci potevamo attendere. I dati vanno però non solo letti, – precisa – ma interpretati, e questo perché molte imprese sono rimaste aperte, tra loro anche alcune partite IVA, o meglio quelle rappresentanti società di persone.”
Tamburini sottolinea come il periodo non sia affatto semplice e, purtroppo, alla fine di tutto questo alcune imprese sopravviveranno e riusciranno anche a partire piuttosto bene, ma allo stesso tempo tante altre saranno quelle che non ce la faranno. “Bisogna ovviamente diversificare su settori. – dice – Quelli che lavoravano sul turismo, per esempio, sono quelli più in crisi di tutti così come quelli del campo della moda, le grandi firme. La Toscana, e quindi non solo Pisa, ma anche Firenze, Livorno ecc.. è molto omogenea e uniforme in questo. Siamo tutti sulla stessa barca.”
Tra i settori più colpiti, ricorda il commissario, ovviamente troviamo bar, ristoranti, discoteche, palestre, cinema, che sono dovuti restare chiusi e continuano tutt’ora a rimanere in parte chiusi. “Questi settori hanno bisogno di ristori da parte del Governo, è fondamentale un aiuto. – puntualizza – E poi dobbiamo provare noi tutti ad acquistare sempre più locale, a stare vicini all’economia. Soprattutto in questo momento siamo portati ad acquistare via internet ed è sbagliato, sarebbe molto più importante riuscire a tener vivo il commercio di vicinato. Le città hanno bisogno di esser vissute” – conclude.
L.C.
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