Michele Vestri ha intervistato per Radio Cuore la dottoressa Alessandra Belardini, dirigente della polizia postale e comunicazione della Regione Toscana.
Noi di VTrend.it riportiamo queste interessanti dichiarazioni, avvenute soprattutto a seguito degli ultimi eventi che si sono verificati ed hanno interessato anche il nostro territorio. Basti pensare alle due minorenni, una proprio di Pontedera e l’altra della provincia di Firenze, che si erano conosciute sulla piattaforma Tik Tok, fuggite insieme e poi ritrovate nei pressi di Pinerolo nel torinese (leggi qui). Una sorta di prova “estrema” a cui le ragazze sono andate incontro, che per certi versi può ricordare il famoso Blue whale in voga qualche anno fa. Un “gioco” dell’orrore, o meglio un macabro rituale, fatto di regole pericolose e dalle estreme conseguenze.
“Purtroppo oggi la non conoscenza non è più una scusa accettabile, – esordisce così la dottoressa Belardini – ai genitori direi che il mondo dei nostri giovani è un mondo che va veloce e vive di istintività, video di breve durata, ma nulla è così colossale da non essere conosciuto e utilizzato da noi stessi. La rete è un’opportunità incredibile, ci sono strumenti, come queste applicazioni, che i nostri figli scaricano sul proprio cellulare, ecco, ce le dobbiamo scaricare anche noi, senza timore di essere vecchi” – questo il prezioso consiglio che Belardini si sente di fare, sottolineando come servano piccole conoscenze per potersi tutelare da grandi danni.
“Noi abbiamo un portale della Polizia operativo su tutto il territorio nazionale ed è lì si possono trovare segnalazioni, approfondimenti, notizie, ma anche brevi e semplici spiegazioni di come utilizzare uno smartphone o le app che i nostri figli usano, così da prendere coscienza su quali siano quei pericoli a cui loro vanno incontro. Non si può regalare uno strumento ad un bambino di 10 anni e non saperlo utilizzare noi stessi. La non conoscenza oggi non è più accettabile.”
Belardini è poi categorica riguardo i divieti: “Su essi non mi esprimo, sono un poliziotto e come tale mi devo occupare di prevenzione e repressione. Credo che oggi il divieto non ha più possibilità di comunicazione. Parlerei più di consapevolezza e di condivisione con i nostri figli. Il NO assoluto non ha risultati oggi, bisogna andare insieme a loro e spiegargli come foto, video, frasi ecc.. non si debbano condividere con tutti. Lo stesso, – riferendosi proprio all’ultimo caso di cronaca precedentemente citato – queste challenge che si fanno sul web hanno delle conseguenze, che come tali possono essere anche legali.”
Riguardo alla differenza tra ciò che era prima e ciò che è la realtà di adesso, è chiaro come fino ad alcuni anni fa l’informazione veniva raccolta sui libri, sulle enciclopedie e le ricerche scolastiche venivano fatte proprio così. Oggi, invece, in rete si trova di tutto e di più. “Questo va saputo assimilare, non tutto ciò che è scritto lì è vero. Bisogna insegnare ai nostri ragazzi a fare autocritica su quello che si legge e si condivide. Non si può demonizzare una cosa che è entrata nelle nostre case e fa parte della nostra vita, soprattutto in questo momento. Tutti navighiamo sulla rete, questa non è il demonio, ma semplicemente amplifica ciò che ci aggenia la realtà. Se in famiglia non si discute, non si parla dell’attualità, come il caso attuale delle due ragazzine sfuggite, non andiamo avanti. – dice – Le cose vanno affrontate, con semplicità e coerenza, e soprattutto con la voglia di stare insieme ai nostri figli, che devono trovare in noi, e non nello smartphone, un buon interlocutore.”
Belardini dunque sottolinea ancora l’importanza della condivisione e del confronto con i figli. “Va riempito il vuoto con l’informazione, la non conoscenza non è più un alibi e una scusa, dobbiamo crescere con i nostri figli, parlare con loro e condividere quelle che sono le loro emozioni, spiegare che fino a 12 anni la privacy non può esistere con la famiglia e i genitori. Educarli ad una crescita di vita reale e non solo virtuale.”
L.C.
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