Effetto pandemia, anche in Toscana gli immigrati diminuiscono: -1,5% rispetto al 2019. Prima contrazione dopo 20 anni di crescita. E’ il bilancio reso noto in un dettagliato report reso pubblico dall’Arcidiocesi di Pisa.
Il “ciclone pandemia” si abbatte anche sull’immigrazione in Toscana. A dirlo in modo più che eloquente è la fotografia scattata dal Dossier Statistico Idos 2021: “Nell’anno della pandemia stranieri regolarmente presenti sono diminuiti per la prima volta dopo almeno venti anni di crescita continua dato che la popolazione straniera residente in Toscana nel 2020, infatti, si è fermata 392.108, ben 6.003 in meno rispetto alle 398.111 del 2019. In termini percentuali si tratta di un decremento lieve (-1,5%) ma tre volte superiore a quello medio nazionale (-0,5%)” hanno spiegato Francesco Paletti e Federico Russo, i redattori del capitolo regionale del Dossier stamani (giovedì 28 ottobre 2021) a Pisa nel corso della presentazione regionale del rapporto Idos.
Aperto con l’intervento dell’assessore regionale con delega all’immigrazione Stefano Ciuoffo che ha sottolineato la necessità di “un’azione più incisiva per cambiare rapidamente la legislazione nazionale e internazionale in materia d’immigrazione perché con quella attuale è difficilissimo andare oltre la logica dell’emergenza è quanto accaduto con la recente accoglienza dei profughi afgani è lì ha dimostrarcelo – ha detto -: li abbiamo dovuti indirizzare inizialmente verso i Cas perché nemmeno nel loro caso siamo stati in grado di riconoscerli immediatamente come rifugiati politici, cosa che era evidente nei fatti e impossibile da smentire. Poi qualcosa è cambiato, grazie anche alle pressioni che abbiamo fatto come amministrazione regionale, ma la contraddizione è stridente e mette chiaramente in luce i limiti dell’attuale normativa”.
Occupazione: in fumo 20mila posti di lavoro, la metà sono di stranieri. La diminuzione delle presenze, peraltro, non è l’unica conseguenza lasciata dalla crisi economica e sociale dall’emergenza sanitaria. Covid-19, infatti, ha fatto sentire pesantemente il suo impatto anche sul mercato del lavoro. Per la manodopera immigrata in modo anche più marcato rispetto alla media regionale: nel 2020, in Toscana, infatti, secondo le stime dell’Istat sono andati in fumo circa 20mila posti di lavoro, oltre la metà dei quali occupati da cittadini stranieri che, quindi, passano da oltre 205mila a meno di 195mila. “In conseguenza di questo impatto asimmetrico della crisi l’incidenza dei migranti sul totale degli occupati è stimata al 12,0%, il valore più basso dal 2017” hanno spiegato i due ricercatori.
Lavoro di cura: 7mila lavoratrici in meno in un anno. A pagare il dazio più pesante sono state le lavoratici immigrate, pari al 44% di tutta la forza lavoro straniera, cinque punti in meno rispetto al 2017. La causa è di nuovo la pandemia e l’impatto che ha avuto sul lavoro domestico: “Nel 2020 questo comparto ha dato lavoro ad oltre 41mila cittadini stranieri con una diminuzione rispetto all’anno precedente di circa 7.000 unità – hanno sottolineato Paletti e Russo-. Si tratta di posti di lavori persi che costituiscono una grande parte della complessiva diminuzione dell’occupazione straniera in Toscana e che allo stesso tempo spiegano il perché siano state le lavoratrici straniere a subire le conseguenze più dure della pandemia”
Eppure il tasso di disoccupazione diminuisce: i motivi. In quadro a tinte piuttosto fosche sorprende scoprire che il tasso di disoccupazione degli stranieri è diminuito passando dal 14 al 12,1% in dodici mesi. La spiegazione, però, è assai poco tranquillizzante: “La soluzione più plausibile a questo apparente paradosso è che, date le misure restrittive adottate per contenere la pandemia, molti cittadini stranieri abbiano smesso di cercare attivamente lavoro – hanno spiegato i due redattori – e quindi non siano stati più conteggiati tra i disoccupati ma tra gli inattivi, ossia coloro che per i più vari motivi non si dichiarano interessati a lavorare o a cercare un impiego”.
Non comunitari: -17mila permessi di soggiorno in meno, “rischia di aumentare l’irregolarità” In picchiata anche i permessi di soggiorno rilasciati dalle questure agli immigrati non comunitari passati dai 302.305 del 2019 ai 284.343 del 2020, -5,9% in appena dodici mesi corrispondenti a 17.962 titoli di soggiorno in meno. Diminuiscono soprattutto i migranti non Ue titolari di un permesso di soggiorno a termine, sia pure spesso di lunga durata (-9,3%) ma il decremento colpisce anche i c.d. “lungosoggiornanti” in possesso di un titolo di durata illimitata (-3,6%). “Se per quest’ultimi si può presumere un percorso d’inserimento sociale virtuoso sfociato nell’acquisizione della cittadinanza (nel 2020 sono state 13.043, il 17,1% in più rispetto all’anno precedente), è con più apprensione che, invece è doveroso guardare agli 11.597 immigrati non Ue che hanno perso nel corso dell’anno il loro titolo di soggiorno a termine perché – hanno evidenziato Paletti e Russo – il rischio concreto è che la crisi economica e sociale innescata dalla pandemia gli abbia fatto perdere il lavoro spingendoli verso l’area dell’irregolarità”
Residenti: il 10,7% è straniero. Il primato di Prato. Nonostante ciò, la Toscana rimane una delle grandi regioni d’immigrazione d’Italia. I migranti, infatti, costituiscono ancora il 10,7% dei residenti, un dato ampiamente superiore alla media nazionale (8,5%) e sintesi di un andamento abbastanza differenziato nei diversi contesti provinciali: a Prato, infatti, si arriva addirittura al 18,9% e a Firenze si rimane, comunque, attorno al 12%. Incidenza in linea con la media regionale anche a Siena (10,7) e Arezzo (10,5). In tutte le altre province, invece, ci si colloca al di sotto di tale soglia: Grosseto e Pistoia (9,9), Pisa (9,7), Livorno e Lucca (8,0) e Massa Carrara (7,4).
Le conclusioni le ha tirate l’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto dopo gli interventi del professor Marcello Di Filippo, docente di diritto internazionale all’università di Pisa, di Tania Benvenuti del Coordinamento Immigrazione di Cgil Toscana e di Mehari Tesfalem, rifugiato politico e studente universitario eritreo, arrivato dai campi profughi dell’Etiopia nell’ambito del progetto Unicore, corridoi universitari per studenti rifugiati politici. “Sono preoccupato perché il dossier, in realtà, non ci dice che l’immigrazione è diminuita ma che rischiano di aumentare seriamente gli “invisibili”, ossia coloro che scivolano in una condizione d’irregolarità, con conseguente aumento del disagio e della marginalità sociale – ha detto Benotto-: si continua ad affrontare l’immigrazione con la logica dell’emergenza quando invece siamo di fronte a un fenomeno strutturale, di fronte al quale non si può tornare indietro. C’è sicuramente la necessità di trovare nuove soluzioni, anche tecniche, per cambiare la legislazione, ma è soprattutto necessario che tali scelte debbano avere basi valoriali solide: davvero vogliamo andare avanrti con la logica del “si salvi chi può”?
“Siamo di fronte ad un problema antropologico ineludibile che ha bisogno di risposte valoriali forti. Che per me, in quanto vescovo, sono quelle che fornisce la Costituzione e il Vangelo”.
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