PONSACCO. Riportiamo integralmente l’intervento degli Avvocati Giuseppe Brini e Andrea Gasperini in merito al “caso Baldacci”.
“Non possiamo non intervenire nella commedia che si è scatenata a seguito dell’intervento dell’amico Massimo Baldacci in consiglio comunale. Dobbiamo dire che l’elemento di stupore più che di sorpresa che ci ha colpiti non è tanto la presa di posizione ispirata al più vieto conformismo di moda di una nota politica locale piddina che, per prima, dimostra di non saper afferrare la differenza tra una proposta politica e una provocazione pur marcata nello stile del personaggio, quanto le reazioni che ha avuto la boutade di Massimo nel gruppo di maggioranza e nel centrodestra che dovrebbe essere invece espressione del comune sentire del popolo che l’ha posto alla guida del comune”, dichiarano gli Avvocati Giuseppe Brini e Andrea Gasperini.
“Sul punto, ci verrebbe di dire che se, culturalmente, ci si abbevera alla solita fonte a cui attinge la sinistra woke oggi dominante in Italia, allora le differenze tra i due schieramenti diventano esili se non inutili. Vogliamo invece sperare che così non sia ma che invece, le differenze profonde tra la destra e la sinistra siano rispettate almeno da chi, il popolo di destra, ha chiamato a rappresentarlo”, continuano Brini e Gasperini.
“Fatto questo passaggio, su due punti vorremmo soffermarci: il primo è che tutti a Ponsacco conoscono la generosità, la genuinità, la limpidezza, di Massimo, ultimo rappresentante di quei medici che anche se chiamati alle tre di notte, andavano a visitare i malati prescindendo dalle odierne fredde regole delle Asl ma soprattutto prescindendo dalle convinzioni, ideologie, simpatie dello stesso malato. Massimo è una persona che non ha mai fatto del male a nessuno: anzi! È una persona che ha una non comune dignità culturale e che, come a Ponsacco tutti sanno, nel più puro spirito toscano, spesso ama ricorrere al paradosso. È per questo che, forse, chi siede ai vertici della comunità amministrativa del paese, dovrebbe ricordare la generosità del medico che, per oltre quarant’anni, l’ha curato e che oltretutto si è battuto non poco in campagna elettorale piuttosto che emettere provvedimenti che saprebbero più che altro di asservimento ai diktat dell’avversario e che comunque non coincidono con il comune sentire della gente non ideologicizzata”, spiegano Brini e Gasperini.
“L’altro punto, ed è forse la nota più amara, è che stiamo assistendo a un florilegio – ci si perdoni – di scarsa intelligenza: come non capire che le dichiarazioni di Massimo costituivano una provocazione, erano cioè un sasso lanciato nel conformismo più vieto e più piatto. Qualcuno non potrebbe ad esempio spiegarlo alla redazione del giornale Repubblica che ha trattato il caso come un evento politico di livello regionale?”, continuano Brini e Gasperini.
“Perdere il senso dell’umorismo significa perdere il senso della comprensione delle cose. Già in un passato non vicinissimo, Massimo è stato consigliere comunale – se non andiamo errati -per due consiliature. Discorsi paradossali e battute le ha sempre fatte e tutti, avversari compresi, le hanno sempre considerate per tali. Ma evidentemente, al giorno d’oggi, di Maledetti toscani, come li chiamava Curzio Malaparte, devono esserne rimasti ben pochi ed anche questo è forse uno dei maléfici effetti del conformismo bi-partisan”, concludono Brini e Gasperini. Fonte: Lettera Giuseppe Brini e Andrea Gasperini