La definizione si è resa necessaria a causa della segnalazione in questo periodo di quantità di piante spiaggiate sull’arenile di Tirrenia, superiori rispetto agli anni passati.
È stato firmato stamani, mercoledì 8 maggio, dal dirigente dell’Ufficio Ambiente del Comune di Pisa il documento che indica le procedure per la gestione della pianta acquatica Posidonia spiaggiata sul litorale pisano. L’atto, pubblicato a partire da domani, è rivolto ai gestori di stabilimenti balneari e altre attività di ricezione con coinvolgimento dell’arenile, che da oggi dispongono di linee guida di riferimento per la gestione degli accumuli di alghe sulla spiaggia in rispetto alla normativa nazionale ed europea. La definizione delle procedure si è resa necessaria a causa della segnalazione in questo periodo di quantità di biomasse spiaggiate sull’arenile di Tirrenia e soprattutto di Calambrone, quest’anno superiori rispetto agli anni passati.
Lo spiaggiamento delle foglie di Posidonia è un fenomeno naturale che avviene in tutti i paesi mediterranei e che varia di intensità in relazione all’estensione delle praterie, che sono classificate come habitat prioritario di conservazione ed elemento di stabilità per gli ecosistemi costieri, salvaguardate dal protocollo per le aree protette e la biodiversità del Mediterraneo. Gli accumuli di biomassa che si possono verificare sulle spiagge svolgono inoltre un ruolo importante nella protezione delle spiagge dall’erosione. Per questo motivo, in linea con la legislazione europea e gli accordi internazionale, e recependo la normativa nazionale, il Comune di Pisa ha definito le procedure da adottare per la gestione delle biomasse spiaggiate.
L’obiettivo principale indicato dall’Amministrazione Comunale nel documento è quello di gestire il materiale in ambiti costieri ristretti, evitando il più possibile il trasferimento in discarica: la soluzione preferibile indicata è quella del mantenimento in loco (con rimozione della parte di rifiuti non organici che spesso si accompagna alle biomasse); in alternativa è possibile l’interramento del materiale vegetale (in una fascia di 5-10 metri dalla linea di battigia); in terza ipotesi, nel caso in cui il mantenimento in loco entri in conflitto con le esigenze turistiche di balneazione e fruizione della spiaggia, la soluzione da preferire è quello dello spostamento degli accumuli sull’arenile retrostante il punto di spiaggiamento. Nei casi in cui le infrastrutture turistico-ricettive si affaccino direttamente sugli arenili, occorre invece individuare un’area della spiaggia su cui possa essere spostato il materiale vegetale.
Nel caso della spiaggia di Calambrone, per il tratto di arenile che va dal Canale scolmatore in direzione nord, potrà essere individuato come sito di spostamento l’area rinaturalizzata che si sviluppa per 300 metri a nord del molo settentrionale della nuova foce armata del Canale. Infine, laddove si verifichino oggettive condizioni di incompatibilità tra gli accumuli di biomassa e la frequentazione delle spiagge, le biomasse possono essere rimosse definitivamente e trattate come rifiuti urbani (raccolte e trasportate con mezzi iscritti nell’elenco delle ditte autorizzate al trasporto dei rifiuti, una volta ottenuto il nulla osta dell’Ente Parco).