Una chiacchierata con Mario Cioni, fotografo naturalista premiato con il titolo di Eccellenza della Federazione Internazionale di Fotografia, che ha portato la sua arte dal paese di Santo Pietro Belvedere in tutto il mondo.
Quali sono le origini lavorative di Mario Cioni?
Dal punto di vista lavorativo sono stato assunto come impiegato alla Piaggio negli anni ‘70 e ci sono rimasto per 23 anni, quando ho dato, dopo varie peripezie, le dimissioni. Nel frattempo ho sempre coltivato la passione per la fotografia, aiutando un amico a realizzare foto dei matrimoni. Una volta interrotto il lavoro alla Piaggio ho iniziato una società con questo mio amico: collaboravamo per realizzare foto a matrimoni e cerimonie in genere. Ho quindi gestito per 18 anni, a Capannoli in Provincia di Pisa, un negozio di fotografia.
La passione per la fotografia naturalistica si è sviluppata perché a Santo Pietro Belvedere, paese mio di origine, esisteva un club chiamato Fotografi Naturalisti Toscani che comprendeva diversi miei amici affermati naturalisti. Loro mi hanno coinvolto e mi è piaciuto al punto che ancora oggi sono un fotografo. Grazie alle foto naturalistiche mi sono permesso di fare viaggi che non avrei mai creduto di fare.
Parliamo dei tuoi viaggi, per fare le tue fotografie hai viaggiato letteralmente in tutto il mondo.
Ho cercato di visitare i luoghi migliori per fotografare la fauna selvatica. Sono stato alle Isole Svalbard a fianco della Groenlandia dove si trova l’orso polare, nella savana in Botswana, negli Stati Uniti, in Cina e anche nel deserto. Avventure che mi piacerebbe rifare nonostante alcuni episodi sfortunati.
Che genere di episodi?
In Botswana insieme ad altri fotografi abbiamo noleggiato una macchina e siamo andati da soli nei grandi parchi. Ci capita la grande foratura di una gomma e rimaniamo a piedi. Nessuno di noi aveva idea, in quel modello di auto che non conoscevamo, dove fosse e se ci fosse la ruota di scorta. Rimaniamo fermi in mezzo a questo parco naturale senza sapere cosa fare finché non arriva provvidenzialmente un’auto con cinque guardie del parco che gentilmente ci cambiano la ruota permettendoci di riprendere il giro.
Un’altra volta invece ci siamo impantanati nel bel mezzo del deserto e ci hanno dovuti agganciare e tirare fuori con una jeep. Il terzo episodio è successo negli Stati Uniti, in Oregon: avevamo deciso di fare i turisti fino al confine dello stato di Washington per vedere tra le altre cose Cannon Beach. Al ritorno, dopo una partenza alle 4 di mattina, ci siamo fermati a fare benzina e io sono ripartito lasciando la pompa attaccata, strappandola… Girando il mondo ne succedono di cose.
Qual è la foto che meglio ti rappresenta?
Ne ho più di una, però quella che mi sta più a cuore è una foto degli Svassi di Clark. Ricordo che da piccolo vidi un documentario della BBC dove venivano mostrati gli Svassi di Clark mentre danzavano. La loro danza mi incantò: il maschio insieme alla femmina esegue varie mosse poi, l’uno di fronte all’altra, si alzano correndo sull’acqua per 25-30 metri. Uno spettacolo incredibile che quando vidi in televisione da piccolo me ne innamorai. Nel 2015 ho realizzato il sogno di vederli dal vivo e immortalarli, presentandoli a diversi concorsi e vincendo. Posso dire che a questa foto sono molto affezionato.
Cosa riesci a trasferire dei tuoi viaggi nel piccolo borgo di Santo Pietro Belvedere?
Ho portato dei racconti di ciò che ho fatto in famiglia e agli amici, inoltre ho allestito alcune mostre fotografiche fatte insieme al comune di Capannoli. Tutti hanno potuto vedere le foto che mi sono rimaste nel cuore.
E a te cosa ha regalato e sta regalando?
Tante cose. Tante esperienze. L’ultima delle quali si è conclusa domenica mattina, quando sono tornato da un viaggio in Inghilterra, dove si svolgeva la coppa del mondo della federazione internazionale fotografi. Noi eravamo andati per immortalare il falco pescatore. Purtroppo, come spesso succede per gli animali, non siamo riusciti a immortalare il falco pescatore che si tuffa e prende il pesce. Lo abbiamo immortalato da dietro col pesce tra gli artigli ma non da davanti e tutte le altre volte che si è tuffato e lo abbiamo immortalato da davanti non aveva preso pesci. Il giorno dopo non si è nemmeno tuffato. Però nonostante la sfortuna non c’è l’arrabbiatura, rimane l’esperienza.
Il rapporto con gli animali può aiutare a migliorare l’uomo? A farlo ragionare in maniera diversa dal solito?
Ti posso dire cosa è successo con me: senz’altro. Anche solo vedere un fringuello o un passerotto che mangia un seme di girasole e la perizia con cui lo sguscia me lo faceva ammirare per mattinate intere. Dipende ovviamente dalle persone, ma a me ha dato tanto.
Prossimi appuntamenti del tuo percorso?
Da un po’ mi ripeto di andare a trovare degli amici sardi con cui c’è uno scambio molto frequente. Di recente ho ospitato un amico sardo con cui sono andato a fotografare la fauna nelle nostre zone. Spero di poter tornare quanto prima in Sardegna perché ha grosse potenzialità faunistiche.
Hai dei consigli tecnici per tutti gli appassionati di fotografia?
Sono sempre stato un canonista sfegatato però di recente sono passato a Sony, che in questo momento crea macchine fotografiche che hanno una marcia in più. Nikon e Canon fanno degli ottimi modelli ma con Sony mi sto trovando benissimo. Inoltre in questo periodo ho ripreso a utilizzare una macchina fotografica a pellicola regalatami quando avevo 18 anni. Insieme a questa macchina ne ho trovate e altre due in pellicola in dei mercatini e sto riscoprendo il piacere di fotografare in pellicola. Per questo adesso stiamo mettendo su una camera oscura con tutta la nostalgia di quei tempi che ritorna.
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